Se credi di essere soggetta o soggetto a pressioni dall’esterno come genitore, sai che hai tutta la mia solidarietà, come pedagogista esperta di disciplina dolce ma anche e soprattutto come mamma.
La pressione del genitore perfetto che viene da pubblicità, dalle aspettative delle nostre famiglie di origine, adesso anche dalle piattaforme social, è tanta.
Ma sappi che, se la pressione è forte per noi, che siamo adulti strutturati (o almeno ci proviamo), questa pesa anche sui nostri bambini, che hanno molti meno strumenti di noi per difendersi dalle pressioni nell’infanzia.
Oggi vorrei riflettessimo su quanto i nostri figli siano soggetti a pressioni e aspettative a volte troppo forti, ricordando prima di tutto che
- i nostri bambini – soprattutto sotto i sei/sette anni- non hanno gli strumenti comunicativi per esprimere il disagio delle pressioni esterne
- i nostri bambini non hanno il cervello abbastanza maturo per regolare tutte le loro emozioni
- i nostri bambini hanno bisogno di noi per gestire meglio lo stress derivante dall’esterno.
Io sono Elena Cortinovis, pedagogista, educatrice e sostenitrice della Disciplina Dolce.
Ho pubblicato con Fabbri Editori il libro
A Cuore Acceso – consigli, giochi ed esercizi per vivere sereni in famiglia con la Disciplina Dolce
Una guida pratica e tantissimi spunti di riflessione per migliorare il nostro approccio pedagogico… e la nostra vita da adulti.
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La pressione dello spannolinamento
Tutto inizia presto, prestissimo, già dallo svezzamento e dallo spannolinamento.
La pressione che i nostri bambini devono affrontare, a discapito dei loro naturali tempi di adattamento ad ogni nuova fase della vita, è parallela a quella della mamma e, soprattutto, dettata da dinamiche della società esterna e, soprattutto, del mondo del lavoro capitalista.
I bambini e le mamme sono “costretti” a velocizzare svezzamento e spannolinamento per poter essere accettati nel nido e per permettere alle mamme di reinserirsi nel mondo del lavoro.
So bene che non è un problema che posso risolvere con un articolo o una consulenza, ma è un problema di sistema; vorrei solo che noi genitori riflettessimo su quanto questo sia un obbligo non sufficientemente “gestito” e interiorizzato dalla diade mamma-figlio e neanche dal padre, che potrebbe essere invece di enorme supporto.
Inoltre, oltre alle pressioni di sistema, legate a contingenze pratiche, ci sono anche pressioni su mamma e figlio assolutamente superflue, che sanno di “etichetta”.
Parlo dei percorsi di svezzamento più lenti, in cui una mamma cerca di rispettare più a lungo le esigenze del bambino di essere ancora allattato anche dopo il fatidico “settimo mese” , e iniziano a piovere le previsioni di “figlio mammone”, oppure di mamma che non vuole lasciare andare il bambino.
Oggi, grazie alle diagnosi made in TikTok, c’è gente in grado di diagnosticare patologie di dipendenza affettiva per molto meno.
Queste sono invece pressioni sulle quali come genitori possiamo agire, soprattutto per il bene dei nostri figli che, come detto, vivono passivamente queste pressioni e queste etichette insieme a noi.
Leggi anche Spannolinamento, come e quando?
Dormire da soli
Per un bambino, il passaggio dal dormire ad alto contatto con i genitori al dormire da solo è un passaggio importante e, come tale, complesso e non uguale per tutti.
Per un bambino, iniziare a dormire da solo vuol dire,
- interrompere un contatto che esiste da da quando è nato
- cambiare una routine (che per loro sono importantissime)
- entrare in un nuovo luogo, nel quale trascorrere le ore buie
In un articolo sulla routine del sonno ho dato qualche consigli su come gestire il passaggio al dormire da soli, e li riporto qui
- Evita troppi cambiamenti nello stesso periodo: se state già affrontando lo spannolinamento o sta diventando fratello maggiore, evitiamo di inserire anche questo.
- Vivi con il bimbo lo spazio della cameretta anche durante la giornata, non solo la notte
- Evita assolutamente la frase “vai in camera tua!” come se fosse una punizione (Beh ti ricordi vero che la disciplina dolce è contraria all’uso di premi e punizioni?) . La sua camera deve portare gioia, non dolore
- Limitiamo il concetto del “sei grande”, altrimenti farà di tutto per dimostrarvi che è ancora piccolo (e non associamo sempre il distacco alla crescita)
- Non paragoniamo nostro figlio agli altri: a lui non interessa se il vicino di casa o l’amico dorme già nel suo lettino. Questa è una pressione inutile.
Scuola primaria: serve mettere ansia?
Ho dedicato un’intera puntata del mio podcast all’ansia e alla pressione che il mondo mette addosso ai bambini che si accingono ad andare alla scuola primaria..
La domanda è: è davvero utile inserire, ad ogni interazione con un bambino che si avvicina alla scuola primaria, locuzioni del tipo
“eh, l’anno prossimo si va a scuola! Sei pronto/contento/spaventato?”.
L’attesa è bella, l’ansia da aspettativa che vi si può accompagnare, lo è un po’ meno.
Vero, si tratta di un passaggi importante, ma anche genuinamente normale.
Arrivo fratelli/sorelle
L’arrivo di fratelli e sorelle, l’allargamento della famiglia con un nuovo bambino, è per ovvie ragioni una novità importante cui sia noi come genitori che i nostri bambini devono vivere, più che affrontare.
Nel complesso e articolato mondo dei cambiamenti, questo è di certo uno dei più belli, e chi li vive è in un certo senso privilegiato.
Ma se si tratta di un cambiamento impegnativo per noi, figuriamoci per i bambini!
Quali sono le pressioni sociali nell’infanzia di un bambino che sta per avere un fratello o una sorella? Di certo non il fratello o la sorella in sé, ma le aspettative di cui viene caricato.
“Adesso sarai il fratello grande! Darai una mano alla mamma e al papà!”
ma anche
“Adesso avrai qualcuno con cui giocare!” (e invece, per i primi due anni, arriva un fagottino che a malapena potranno accarezzare…); per non parlare del giudizio sulla gelosia che spesso noi adulti diamo con troppa leggerezza.
Approfondisci leggendo
- Arrivo di un fratellino: come preparare una relazione sana
- Come comunicare l’arrivo di un fratellino o sorellina
- Gelosia verso fratellini e sorelline, guida per genitori
Attività e gestione del tempo
Se buona parte delle pressioni sull’infanzia vengono dal “mondo fuori”, cioè dalle nostre dinamiche del mondo del lavoro dalle quali facciamo fatica noi stessi a liberarci, dal giudizio di nonni, amici e parenti, ci sono delle pressioni sulla vita dei nostri bambini che mettiamo noi genitori, tra cui l’ansia di dover riempire il loro tempo.
Auto colpevolizzandoci della nostra assenza, cerchiamo di riempire i loro vuoti con tantissime attività pomeridiane che sono una via di mezzo tra un modo per renderli performativi, per il loro bene e per il loro sviluppo (e anche per il loro futuro) e modi per sapere che non sono a casa da soli o con la baby sitter.
Alimentare il gioco, le abilità, il senso del gruppi grazie ad attività pomeridiane è una cosa molto positiva, senza dubbio, ma cerchiamo sempre, nei limiti del possibile e dell’età dei nostri bambini, di concertarle con loro e non far vivere queste attività come un dovere sociale.
Non ci si iscrive a scuola di danza per essere ballerine da grandi, ma per divertirsi e imparare cose nuove ora.
Le attività pomeridiane dei bambini non dovrebbero essere presentate come un dovere da portare a termine o come qualcosa da non abbandonare “dopo tutti i soldi che abbiamo speso”.
Molti bambini arrivano all’adolescenza trascinandosi dietro attività che quasi odiano, perché non sono in grado di deludere i genitori e le loro aspettative legate a quelle attività.
leggi anche
Quali attività pomeridiane scegliere per e con i nostri bambini
Pressioni sociali nell’infanzia: cosa possiamo fare?
Possiamo in qualche modo schermare i nostri bambini dalle pressioni sociali nell’infanzia e, perché no, aiutarli a gestire meglio le pressioni che arrivano dall’esterno nelle età successive?
La risposta è sì e, in più, la resistenza alle pressioni esterne e l’allenamento all’autonomia e alla felicità partono proprio da piccoli, con la guida dei genitori.
Ecco alcuni suggerimenti approfonditi per aiutare i bambini (e voi stessi, come genitori) a sfuggire alle pressioni inutili per uno sviluppo autonomo e sereno