Quando parliamo di Disciplina Dolce, nelle masterclass, nelle live su Instagram e, ovviamente, nella Dolce Guida, parliamo spesso della paura del giudizio degli altri: la Disciplina Dolce è una scelta educativa che si discosta molto (quasi del tutto) dal “si è sempre fatto così”, si impone con un buon senso e un ascolto dirompente, che genera molto spesso giudizi e sguardi scettici.
Sono moltissimi i genitori con i quali, come pedagogista, mi relaziono ogni giorno che vorrebbero abbracciare in toto la disciplina dolce, ma sono bloccati dall’ambiente circostante, che temono di trovare chiuso e giudicante nei confronti di questo approccio.
Ma perché il giudizio degli altri ci blocca tanto? Cosa ci scatta davvero nella testa quando vediamo (o spesso addirittura supponiamo) la non accettazione della nostra nuova scelta da parte degli altri?
E perché le persone giudicano? è solo perché sono sicuri di essere nel giusto o, al contrario, perché anche grazie a noi iniziano a mettersi in discussione?
E, infine, che cosa ci blocca davvero dal fare una nuova scelta pedagogica (o comunque una nuova scelta in generale), il giudizio degli altri o il nostro stesso giudizio, derivante dagli anni di formazione che precedono una nuova scelta?
L’ultimo modulo de La Dolce Guida 2.0 è interamente dedicato a questa riflessione, anche grazie al supporto di Francesca Dean, mindset coach, motivational speaker e founder di Health Busy Life.
La Dolce Guida 2.0 è disponibile ancora per pochi giorni: un video corso completo che ti guiderà nei principali aspetti della Disciplina Dolce.
Leggi gli argomenti dei 12 moduli.
Perché le altre persone giudicano il nostro approccio educativo?
La risposta è più semplice di quello che pensiamo: il giudizio ci permette di valutare il mondo esterno, e persino il pre-giudizio è un’ancora basata sull’esperienza, sui nostri valori e che poggia le sue basi nel nostro subconscio; si tratta di scorciatoie per decodificare il mondo intorno a noi, che ci permettono di non andare in bornout e anche di sopravvivere.
Il giudizio e il pre-giudizio sono meccanismi naturali, tra i tanti che hanno a che fare con la sopravvivenza.
Dunque, partiamo dall’idea che il giudizio come approccio va accettato, è naturale, non è necessariamente qualcosa di cui siamo vittime: il giudizio appartiene a tutti e a tutte, anche a noi. Già capire questo ci permette di affrontare meglio il giudizio degli altri.
L’approccio all’educazione è un punto sensibile per moltissime persone, da esso dipendono intere famiglie e lo sviluppo di ogni persona, e per questo ognuno cerca di vivere l’educazione aggrappandosi a propri capi saldi.
Molte persone giudicanti hanno in realtà attivano un processo di aiuto-giudizio, che mette in discussione i propri modelli educativi, prima ancora dei nostri.
Se cambiamo approccio educativo, senza volerlo espressamente, stiamo mettendo in discussione il mondo educativo degli altri, seppur non in modo aggressivo o violento.
Come reagiamo quando siamo giudicati e perché
Compreso che un giudizio non è necessariamente un attacco a te, ma spesso una prima forma di auto analisi, vero è che spesso la paura del giudizio ci blocca dal fare delle scelte importanti, anche in campo educativo.
Perché un semplice parere, espresso o anche sotteso, ci blocca (al punto di cambiarci la vita)?
Paura dell’ignoto e l’incertezza e paura dell’isolamento
L’intuito ci dice che una nuova strada è quella giusta, ma è la paura dell’isolamento e di non appartenere, di essere rifiutati dal gruppo sociale di appartenenza è ciò che ci frena.
Abbiamo bisogno di sentirci accolti dalla comunità di appartenenza, e appena ci discostiamo dal mainstream abbiamo paura di essere isolati.
Ciò agisce con maggiore forza nel caso di madri e padri, soprattutto con la prima esperienza genitoriale; i genitori, anche se forti e indipendenti, hanno dentro di loro bisogno di non sentirsi isolati e abbandonati.
Una volta sicuri delle nostre scelte, proviamo frustrazione se sono giudicate
Una volta superata l’iniziale paura del giudizio, ci colpisce un nuovo fattore, cioè la frustrazione di non sentirci compresi.
Cambiare strada è un bisogno, e anche noi adulti abbiamo necessità di accoglienza verso i nostri bisogni.
Auto-convalidazione e auto giudizio
Noi stessi spesso non ci legittimiamo.
Per assurdo, chi sposta la DD accetta le emozioni di un bambino, cambia approccio, un approccio accogliente e empatico, verso i figli e persino verso i familiari, ma esacerba il proprio giudizio verso le proprie emozioni più negative, come i momenti di ira o sconforto.
Ma non dobbiamo dimenticare che la DD è un approccio la cui direzione non è solo genitori – figli ma anche genitori -genitori. Accettare le emozioni, gli errori, i fallimenti, è il primo passo per imparare a gestirli, gestarli, non ripeterli, trarne nuove lezioni.
Se vuoi intraprendere una nuova strada, anche nel campo dell’educazione ai tuoi figli, cosa ti blocca davvero? La paura del giudizio degli altri o la paura del tuo stesso giudizio nei tuoi confronti?
Sembrano montagne insormontabili entrambe, ma il percorso che faremo insieme sbroglierà ogni matassa. E in caso di difficoltà, io sono sempre qui per te.