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Litigare con i figli. Quando è costruttivo?

litigare con i figli
Disciplina Dolce

Litigare con i figli. Quando è costruttivo?

Litigare con i figli è un’esperienza spesso percepita e vissuta con stress, e ci sta, cari genitori!
Il conflitto è sfidante sempre, per sua stessa natura, e quando avviene con persone molto importanti come i familiari può anche portare a tensioni che vanno oltre lo spazio del confronto in sé.

Eppure il conflitto e il litigio fa parte della vita e delle relazioni, ed è bene insegnare l’arte del conflitto fin da piccoli (e magari, impararla a nostra volta).

Ci sono differenze nei litigi con i figli piccoli e nei litigi con i figli adolescenti o adulti?
Ovviamente sì, ma le basi sulle quali si impostano gli scambi di opinioni e punti di vista sono gli stessi ed è utile impostarli nell’infanzia.

Analizziamo insieme l’importanza dei conflitti con i figli ad ogni età, cerchiamo di capire come renderli scontri che costruiscono in vece di distruggere e come far sì che rinforzino i rapporti invece che rovinarli.

Perché si litiga con i figli nella prima infanzia

svalutazione emotiva - delegittimazione delle emozioni

Alcuni bambini dimostrano di avere un carattere più assertivo di altri, e spesso sono quelli che dicono più “no”, non fanno quello che diciamo loro di fare, sembra che ci sfidino (nb: in realtà, prima dei cinque – sei anni non ne hanno le capacità su un piano di neuro sviluppo, e quello che ci appare come sfida o capriccio è in realtà l’espressione di un bisogno o di alcuni tratti della personalità).

Noi adulti non siamo sempre in grado di gestire con equilibrio i “no”, i momenti oppositivi, e perdiamo spesso di vista il fatto che i bambini sono bambini, non adulti i miniatura.
Dunque, facciamo l’errore di vedere sfide dove non ce ne sono, mettendoci in lotta con i bambini.

Invece, i litigi con i figli dai tre ai cinque-sei anni non vanno considerarli dei veri litigi, ma delle crisi che dobbiamo gestire, da adulti sicuri e da “guide”.

Come gestire i litigi con i bambini: 5 consigli

  1. Ricorda sempre che i bambini piccoli non ti stanno realmente sfidando, ma cercando di capire i loro limiti e i limiti del mondo intorno a loro, un mondo del quale ancora sanno molto poco;
  2. Le regole devono essere poche e chiare, se ci contraddiciamo troppo spesso e se diamo segnali ed esempi discordanti, causiamo in loro confusione e frustrazione, le porte per il “capriccio”;
  3. ignorare per punire è la base di un rapporto problematico con i figli per tutta la vita e per un rapporto problematico del bambino con se stesso
  4. Le urla non sono un modo di comunicare assertivo e autorevole;
  5. Le punizioni non fanno bene né alla comunicazione né al rapporto che stai costruendo con i tuoi figli.

Su quest’ultimo punto, mi vorrei soffermare, perché se è vero che nella prima infanzia non possiamo parlare di veri litigi, molti genitori della vecchia scuola credono che la prima infanzia sia il momento per “far capire chi comanda”, che le cose sono così perché le dice la mamma o il papà e le alternative all’esecuzione di quello che dicono i genitori sono le punizioni.

Queste sono le basi di un rapporto conflittuale con i figli che potrebbe durare anche tutta la vita.
I primi anni sono quelli in cui il genitore deve affermarsi come guida sicura, non come despota.

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I bambini dai sei anni in poi iniziano ad essere, su un piano cognitivo e nelle capacità di ragionamento razionale, più simili a noi.
Iniziano a capire il concetto di azione-reazione, cosa significano “conseguenze” nelle azioni e anche nelle parole.

Sono anche gli anni in cui assorbono come spugne qualunque stimolo venga dall’esterno.
Ciò nonostante, non dimentichiamo mai che non si tratta ancora di un rapporto tra pari; i bambini sanno di dipendere ancora da noi al 100%, e lo sappiamo anche noi, dunque i rapporti di “potere” sono del tutto sbilanciati.

Non dimenticare, inoltre, che non sono solo i genitori ad amare i figli, ma anche i bambini ad amare i genitori più di ogni altra persona al mondo.
Soprattutto, non dimentichiamo mai che il rapporto presente e futuro con i nostri figli, le dinamiche della relazione, le dettiamo soprattutto noi.

Se da un lato questa è un’enorme responsabilità, dall’alto ci dà la grande opportunità di trasformare i nostri conflitti con i figli in grandi occasioni di crescita.
Quando litighiamo con i figli costruiamo dei ponti comunicativi, mentre i nostri bambini allenano il senso critico e la capacità di esporre le loro opinioni.

Come gestire i litigi con i bambini dai 6 anni in su: 5 consigli

  1. Ascolta il loro punto di vista (anche quando è assurdo e non accoglibile su un piano pratico) pur facendo capire perché non può essere accolto;
  2. Cerca di capire se ti sta chiedendo qualcosa di cui ha realmente bisogno e in tal caso, insegna ad esprimerlo meglio
  3. Evita a tutti costi i silenzi punitivi, quelli sono il male assoluto per il vostro rapporto e per lo sviluppo della sua sicurezza come individuo in futuro; stiamo letteralmente insegnando che, se non si fa quello che gli altri si aspettano, smettono di esistere.
  4. Se alzano la voce, chiediamo di non farlo, in modo assertivo. Modo assertivo vuol dire… senza urlare a nostra volta.
  5. Non prenderla sul personale: i bambini quando iniziano a confrontarsi con amichetti e compagni di scuola possono, per imitazione, avere atteggiamenti che non riconosciamo. E’ normale, possiamo rimediare se si tratta di atteggiamenti che non apprezziamo, con il dialogo, anche con lo scontro, perché no?, ma soprattutto con il buon esempio.

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litigare con i figli


Un adolescente è in una fase complessa: il suo cervello è al suo massimo potenziale, ma non è ancora del tutto sviluppato (nb: noi tutti arriviamo ad un completo neuro sviluppo intorno ai 25 anni).

Se fino a pochissimo tempo fa i modelli di riferimento eravamo solo noi genitori e noi eravamo le persone più importanti anche in termini di approvazione, adesso i ragazzi, in quanto esseri umani, mettono al centri i loro pari. Il gruppo, gli amici, acquisiscono un’importanza enorme.

Molti genitori, anche se non lo ammettono, vivono molto male questo passaggio, lo sentono un tradimento o un abbandono. E non è un caso se uno dei due genitori entra in forte conflitto con un figlio o una figlia nei primi anni di adolescenza. Cari genitori, questo è un passaggio complesso, a tratti doloroso, ma che dobbiamo accompagnare e rispettare.

E’ vero però che questo è il momento in cui si inizia a litigare per cose più serie: gli stili di vita, la politica, le scelte impattanti. Ed è molti difficile per noi genitori accettare il fatto di non poter più impattare al 100% sulle loro scelte.

Consigli per gestire i conflitti con adolescenti: 5 idee per uscirne vivi

  1. Capire quando è davvero il caso di farne una guerra santa (ok sull’uso delle droghe, insistiamo sulle questioni di sicurezza… ma facciamo scegliere sport, hobby, scuola, amici senza creare conflitti inutili. Ce ne saranno altri cui dedicare energie)
  2. Accettiamo i loro cambiamenti; anche quando sembrano estranei, sono solo e sempre i nostri bambini che stanno diventando adulti; noi siamo preziosi anche in questa fase, ma non serve porsi come nemici. Siamo solo dei confini da superare.
  3. Non siamo amici, siamo genitori. Anche se i nostri figli sono nella fase in cui i “pari”, gli amici, sono la cosa più importante, di amici ne avranno quanti ne vorranno, alcuni solo per un po’, altri saranno per sempre. Un genitore ha e avrà sempre un ruolo diverso; di guida e punto di riferimento, anche quando su un piano pratico potranno insegnare più loro a noi che vice versa.
  4. Circostanziamo il conflitto alla reale causa dello stesso: se stiamo litigando perché non vogliamo che guidi un motorino fino ai 16 anni, per la sua sicurezza, è inutile tirar fuori l’aneddoto in cui, a 8 anni, ha dimostrato di essere un ragazzino poco responsabile. Non facciamo che portare il conflitto molto lontano da una fine.
  5. Essere stati in disaccordo e aver discusso a pranzo, non vuol dire che arrivare a cena senza aver scambiato neanche una parola. Il conflitto può iniziare e finire in un singolo contesto temporale, può essere ripreso in un secondo momento, ma non è dal singolo conflitto che si devono regolare i rapporti tra genitore e figlio per tutto il tempo.

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Se nei conflitti durante l’infanzia abbiamo insegnato ai nostri bambini che il conflitto esiste, e non è la fine del mondo, non avranno adesso paura di mettere in discussione quello che dice o fa il compagno di banco;

Se abbiamo insegnato i bambini piccoli che il loro punto di vista e la loro richiesta ha sempre un valore anche quando non è accoglibile, ed è importante in seno ad una discussione, non avranno paura di articolare il loro pensiero, in modo assertivo, di fronte al gruppo.

Se abbiamo insegnato loro che anche in un contesto di conflitto, chi è in disaccordo con te non ti odia, non ti ignora, non smette di amarti, forse i nostri figli adolescenti non accetteranno passivamente le opinioni del coetaneo di cui si sono presi una cotta, per la semplice paura di “sparire” dopo un no.

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