Se i bambini potessero rivolgersi ad una “contro-pedagogista”, ad una specialista e studiosa del comportamento dei grandi e dei genitori e dei loro passaggi esistenziali, quali istanze solleverebbero? Quali sarebbero, per loro, quello che per noi sono i capricci, le crisi di rabbia, i morsi, “i terribili due”?
Oggi giochiamo con l’assurdo, con un multiverso parallelo, immaginiamo con un discreto margine di ragionevolezza e credibilità, per cosa chiederebbero aiuto i nostri bambini se potessero parlare con una figura professionale che possa guidarli nella costruzione del rapporto con i propri genitori.
Quali sarebbero i nostri comportamenti per loro del tutto incomprensibili o difficili da gestire, come per noi sono i capricci, le crisi di pianto improvvise?
Per me è un bel gioco di immaginazione, al quale, lo confesso, penso spesso quando faccio consulenze con i genitori.
Facendo questo ironico esercizio di empatia, scopriremo che ci sono delle cose che i nostri figli trovano probabilmente inaccettabili dal loro punto di decodifica, proprio come noi non riusciamo a capire loro…
con la differenza che spesso loro hanno davvero ragione.
Io sono Elena Cortinovis, pedagogista, educatrice e sostenitrice della Disciplina Dolce.
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Improvviso obbligo all’autonomia
Fino a ieri era sempre la mamma che mi allacciava le scarpe. Oggi, all’improvviso, vogliono che sia io ad allacciarle… Ma non ha senso!
Fanno la stessa cosa con il cibo; mi hanno sempre imboccato, adesso mi dicono che devo mangiare da sola, e si alzano anche dal tavolo, hanno fretta, non sono più neanche interessati al fatto che io mangi… ma dopo un po’ si lamentano perché non ho mangiato con questo cucchiaio che, per altro, ha una forma scomodissima, è difficilissimo da usare. Io non ho più neanche fame perché è tutta l’esperienza del mangiare che cambia, e a me non piace neanche più. Tutta la “food experience” per me è compromessa!
Mamma e nonna restano lì a guardarmi mentre mi dicono di fare da solo, dicendo che è facile e che so farlo, ma come faccio a saperlo?
In un universo parallelo in cui io non sono una pedagogista che aiuta i genitori a instaurare relazioni positive con i figli attraverso la disciplina dolce, in un universo in cui sono invece una consulente che aiuta i piccoli a capire e gestire i comportamenti dei genitori, spiegherei ai miei piccoli clienti che gli adulti spesso danno molte cose per scontate.
Gli adulti vogliono che i propri bambini diventino autonomi nel più breve tempo possibile, sia perché l’autonomia è una cosa molto utile per i bambini ma anche perché questa autonomia renderebbe la loro vita un po’ più semplice.
Gli adulti hanno vite piene di cose da fare, alcune anche difficili (come i bambini, del resto) e tendono ad andare veloce… lasciando indietro i piccoli che hanno invece bisogno di tempi più lunghi per capire come funzionano le cose… come un cucchiaio o i lacci delle scarpe.
Ricorda sempre, caro adulto, che i bambini si muovono in un mondo pensato e progettato per i grandi; è ovvio che hanno bisogno di più tempo per diventare autonomi in un mondo troppo grande e strano per loro.
- Approfondisci leggendo questo articolo sulle pressioni sociali che i bambini vivono ogni giorno insieme a noi
Improvviso cambio di routine
Perché ieri è venuto a prendermi da scuola il nonno, mentre prima veniva sempre papà? MI hanno detto che papà ha cambiato lavoro e adesso lavora su turni, e io non ho capito niente di cosa significhi, so solo che non so quando verrà a prendermi lui da scuola e quindi per me cambia tutta la mattinata, non riesco a concentrarmi sui giochi da fare e su quello che mi dicono le maestre.
Quando sono a casa adesso è la nonna che mi prepara da mangiare, mamma arriva quando ho già iniziato e quindi devo interrompermi perché devo ovviamente stare con lei, ne ho bisogno (è normale no? o sono pazza io?). Ma loro sembrano arrabbiate, mamma e nonna, ma io non capisco cosa faccio di strano…
Poi devo riprendere a mangiare, ma non ricordo più bene la faccenda della forchetta e del non mangiare tutto con le mani (perché poi? con le mani non è più comodo?).
Quindi arrivo a fine pappa stanchissima, e per forza se la nonna mi spezza la banana e non la taglia, cambiando completamente tutta la food experience, io ho una crisi di nervi!
Se avessi una bimba-cliente che mi illustra questa scena, le direi che il mondo degli adulti è complesso e bisogna essere comprensivi. I genitori non sempre sanno che le abitudini quotidiane sono preziose non solo per loro e per la loro serenità ma anche e soprattutto per la crescita dei bambini. Inoltre i grandi sono, a loro volta, soggetti a cambi improvviso di routine (cambi di lavoro, cambi di turni, cambi di casa ecc. ecc.) e non fanno in tempo a farci abituare alle nuove “routine”:
Un cambio di routine improvviso, non accompagnato, può stancare e destabilizzare moltissimo un bambino, addirittura farlo regredire sui livelli di autonomia; Se li vediamo piangere all’improvviso per cose a nostro avviso assurde (come la banana spezzata e no tagliata) è perché hanno probabilmente dovuto processare troppe informazioni, troppe cose che ancora non riescono a capire, arrivano stanchi a quell’ennesimo punto che non riescono a capire.
Continuiamo questo gioco di empatia facendo un esempio sulla nostra vita di adulti:
quando ci capitano quei giorni in cui, uno dopo l’altro, ci capitano cose che non ci spieghiamo ma che ci scombussolano la giornata e i pensieri, ad esempio non ci va più il cellulare, si smagnetizza la carta di credito, ci cambiano i turni al lavoro all’improvviso, un collega/cliente ci fa arrabbiare ma dobbiamo gestire la situazione diplomaticamente… poi non ci capita di “sbroccare” a casa, non appena siamo in un ambiente più sicuro, per nulla?
Se noi che siamo grandi e grossi diamo la colpa di queste giornatacce a Saturno Retrogrado, possiamo fare un ulteriore sforzo di fantasia e capire quanto possano essere sfidanti le giornate per i nostri piccoli.
Infatti il nostro bambino vive situazioni simili quasi ogni giorno, muovendosi in un mondo che non sa ancora decifrare, in cui tutto cambia molto (a volte troppo) velocemente per lui. La “crisi” non è che il momento in cui il vaso trabocca.
Ma noi, a differenza dei piccoli, abbiamo gli strumenti per non sbroccare. E a tal proposito, parliamo di un altro elemento che i nostri bambini non capiscono e per il quale potrebbero aver bisogno di una consulente, in un universo parallelo.
- In un articolo ti racconto perché le routine sono preziose e come crearne
i miei genitori urlano senza motivo
Le crisi dei grandi davvero non le capisco, sembrano matti! Forse sono i “terribili 30” o “gli orribili 40” o “gli orripilanti 38”, non so.
Ad esempio, ieri stavo scoprendo cosa succede se mischio l’acquerello blu con quello giallo, ed ero concentratissimo perché vedevo che usciva un altro colore, una roba assurda! Arriva papà e, invece di osservare la cosa pazzesca che stavo facendo, grida perché il colore era uscito fuori dal foglio!
Io all’inizio non capivo, poi ho pensato che avevo sbagliato a usare i colori, che quel colore nuovo uscito dal blu e dal giallo fosse, tipo, l’evocazione del male.Anche quando sono al momento della pappa, mentre cerco di capire il gusto delle cose, la forma della pasta, cosa mi piace mangiare cosa no, come si usano quegli arnesi strani, che differenza c’è tra il mio bicchiere di plastica e quello di quell’altro materiale dei miei genitori, insomma, un sacco di cose mi tengono impegnato a tavola, loro sono nervosi perché non mi sbrigo, perché non mangio…
Cioè, ma quindi per loro si sta a tavola solo per mangiare? E tutto il resto delle cose che vedo, per cosa sono?a me dopo un po’ non va neanche più di stare a tavola, mi spazientisco e me ne voglio andare. La cosa diventa troppo tossica, dico “I’m not getting that vibe” e me ne vado”. E loro si innervosiscono ancora di più.
In questo caso spiegherei che anche i grandi, come i piccoli, accumulano ansia e stress in ambienti esterni alla casa, e come una pentola a pressione, esplodono negli spazi che “controllano”, in cui si sentono meno in pericolo.
Cari genitori, se per noi è sfidante gestire un bambino che piange, non avendo alcun altro o pochissimi altri strumenti di comunicazione, pensate a quanto possa essere difficile per un bambino assorbire messaggi che passano attraverso toni irosi, perennemente arrabbiati. Sì, anche troppe pressioni al momento dei pasti possono rendere l’esperienza pasti, per loro, non più gradevole.
i miei genitori mi dicono Bugie
Come posso fare per educare i miei genitori a non dire bugie? Qui stanno prendendo una brutta piega e non so come cambiare la situazione! Ho detto che la carne non mi piace, mi fa venire da vomitare, non la voglio. Ma ho scoperto che la mamma e il papà me la nascondono nella minestra: li ho visti io e quando ho chiesto se c’era la carne mi hanno detto di no.
Hanno fatto la stessa cosa con la medicina e anche quando veniamo via dal parco, mi dicono che dobbiamo andare a prendere il gelato ma poi mi portano direttamente a casa.Io non so più se posso fidarmi di loro.
In questo caso, spiegherei che i genitori spesso hanno bisogno di scorciatoie, perché il principale problema degli adulti moderni è il poco tempo o, meglio, essere inseriti in un mondo che ci ha fatto il lavaggio del cervello convincendoci che non abbiamo mai abbastanza tempo per occuparci al meglio delle nostre relazioni.
Invece, caro adulto, le relazioni sono importanti, soprattutto quelle con i bambini. Le nostre relazioni migliori sono sempre quelle basate sulla fiducia e non è mentendo che aiutiamo i bambini a fidarsi di noi.
Quanto ci preoccupiamo e quanto ci arrabbiamo quando un bambino ci dice una bugia?
Ma l’attitudine a mentire parte proprio in famiglia e nell’infanzia, quando insegniamo ai piccoli che le bugie sono delle scorciatoie per gestire meglio le cose intorno a noi.
E so bene che noi genitori mentiamo “a fin di bene”, ma i risultati che otteniamo nel qui ed ora (portare i bambini a casa perché è tardi o dar loro un’alimentazione equilibrata) devono minare il meno possibile i risultati a lungo termine, cioè instaurare una relazione in cui noi siamo un punto di riferimento per i bambini, che sanno di potersi fidare di noi.