Bambini manipolativi, bambini capricciosi che sembrano piangere a comando seguendo copioni precisi per farci fare delle azioni o per far sì che possano “vincere sempre loro”.
Ma sarà davvero così? Fino a che punto un bambino può orientare consapevolmente azioni per ottenere delle reazioni da parte dell’adulto?
Scopriamo cosa ne pensano le neuroscienze e poi, come sempre, cerchiamo insieme delle soluzioni pratiche per migliorare nella gestione delle “crisi e capricci” o atteggiamenti di sfida dei nostri bambini e nel cambiare approccio nelle nostre relazioni con loro.
Io sono Elena Cortinovis, pedagogista, educatrice e sostenitrice della Disciplina Dolce.
Qui trovi tante risorse per genitori che vogliono costruire un rapporto sano a lungo termine con i propri figli.
Ho preparato per te una masterclass per imparare a gestire “capricci” e atteggiamenti di sfida dei nostri bambini.
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Bambini manipolativi e neuro scienza
Capiamo meglio come funziona la manipolazione e capiamo se è davvero il caso di poter applicare questo schema di funzionamento ai bambini.
La manipolazione è un’insieme di azioni ripetute, atte a modificare nel tempo, in modo consapevole o inconsapevole, il comportamento di altre persone a vantaggio di uno o più bisogni personali.
Queste azioni ripetute nel tempo passano attraverso l’induzione di sensi di colpa, il mettere l’altro sotto pressione ripetuta, attraverso la distorsione di alcuni aspetti della realtà, attraverso il ricatto emotivo.
I bambini al di sotto dei sei anni possono essere manipolativi?
Per esercitare azioni che nutrano tutto questo complesso meccanismo serve, prima di tutto una cosa che i bambini al di sotto dei sei anni non hanno: un cervello con una corteccia frontale sviluppata e attiva, in grado di mettere in atto una cognizione superiore, un ragionamento molto elaborato che comprenda
- conoscenza del rapporto causa-effetto
- pensiero astratto
- pianificazione
- capacità di analisi e osservazione delle reazioni altrui perpetrata nel tempo e capacità di raffronto tra le reazioni di più persone
- una reale e netta consapevolezza dei propri bisogni
- regolazione emotiva
Inoltre, per mettere in atto l’azione e il pensiero manipolativo, serve anche uno sviluppo della corteccia prefrontale, in grado di distinguere, comprendere e regolare autonomamente (o con maggiore autonomia) le relazioni sociali.
Per quanto i nostri bambini possano essere intelligenti, apparirci più svegli degli altri (percezione molto comune in tutti i genitori), mettiamoci l’anima in pace: questa parte del loro cervello non è ancora sviluppata e le loro azioni non sono mai manipolative, non sono mai orientate a sfidarci o a volerci scientemente fare un dispetto.
Le crisi e i “capricci” al di sotto dei sei anni sono l’espressione di un bisogno
I bambini piccoli hanno un cervello “rettiliano”, istintivo.
Come degli esploratori stanno conoscendo non solo il mondo ma anche le loro azioni e reazioni.
Se hanno delle crisi al supermercato e si buttano a terra urlando perché vogliono il secondo pacco di merendine non è perché hanno interiorizzato il meccanismo
capriccio –> vengo accontentato
oppure Urla –> la mamma è in imbarazzo –> la mamma compra le merendine pur di farmi stare zitto
Questo è un meccanismo logico più complesso di quello che crediamo ed è tipicamente adulto.
La crisi dei bambini, come il “capriccio”, non è manipolazione ma la punta di un complessissimo iceberg di emozioni ancora non regolate, in una piccolissima pentola a pressione.
Se vuoi essere più consapevole su come gestire i capricci e le crisi dei tuoi bambini, ho creato un video corso con tutte le domande, le risposte e le cose da fare nella pratica di fronte alle crisi dei nostri bambini al di sotto dei sei anni.
Non è solo una guida pratica, ma un viaggio nella mente dei tuoi piccoli, che ti aprirà un mondo anche su come costruire una migliore relazione con i piccoli.
Inizia ora questo viaggioI bambini al di sopra dei sei anni possono essere manipolativi?
In età scolare, tra i 5 e i 6 anni, il cervello inizia a sviluppare aree specifiche e meccanismi logici più vicini a quelli adulti. I bambini possono iniziare a sfidarci con maggiore consapevolezza, voler capire quali sono i limiti che possono oltrepassare e con che frequenza.
In pratica, possono diventare più capaci di voler “studiare” azione e reazione.
In tal caso, dobbiamo sempre ricordare che gli adulti siamo noi, e che se intercettiamo un atteggiamento di sfida o di manipolazione, fa parte della loro crescita e sta a noi insegnare loro l’importanza della comunicazione non aggressiva.
Se invece la prendiamo sul personale e facciamo partire inutili ed estenuanti sfide tra noi e loro, rinunciamo al nostro ruolo di guide ed educatori, per metterci, praticamente, al livello dei loro compagni di scuola.
Piccoli trucchi per “non prenderla sul personale”; e agire da adulti quando nostri figlio… “ce prova”
- ricordare che se ci dice qualcosa per farci sentire in colpa e ottenere qualcosa, sta dimostrando di essere attento e di star scoprendo il potere delle parole
- ciò detto, esprimiamo quello che proviamo: “Lo so che lo stai dicendo perchè disideri molto quella cosa, ma questa cosa non la puoi fare lo stesso perché…”
- se la nostra reazione è una punizione… praticamente stiamo insegnando loro la manipolazione
- se la nostra reazione è il silenzio… praticamente stiamo insegnando loro la manipolazione
Leggi anche “Insegnare la comunicazione non violenta con i figli e non solo”
Noi adulti manipoliamo i bambini
Veniamo a noi, e alle nostre responsabilità di adulti e di guide.
Sia nella prima infanzia che in seguito, i bambini non si educano da soli, e non si educano solo con le regole.
I bambini “funzionano”, sempre su un piano neuro scientifico, per emulazione, per imitazione. E i primi modelli da imitare siamo noi, noi adulti, noi genitori.
Se il nostro approccio si basa sul dare dei premi ai nostri bambini quando fanno qualcosa che ci sta bene e delle punizioni in caso contrario, stiamo illustrando loro come funziona la manipolazione.
Se attuiamo la prassi dell’ignorarli quando fanno “i capricci”, quando fanno qualcosa che non ci piace, stiamo insegnando loro la tecnica del silenzio punitivo, un grande classico nel repertorio degli adulti manipolativi.
Se li facciamo sentire in colpa pur di farli mangiare, con frasi tipo “ci sono bambini che muoiono di fame, e tu non finisci la pasta”,stiamo insegnando loro che con i sensi di colpa si ottiene tutto.
Leggi anche “Come mettiamo in atto la pedagogia nera”
Come crescere bambini non manipolativi?
Una volta compreso che la manipolazione è, dopo una certa età, una scelta, più o meno consapevole, capiamo come far sì che i nostri bambini imparino il potere delle parole, delle azioni, del ragionamento, ma decidano di utilizzarlo in modo sano e onesto.
Essere un buon esempio
Premi e punizioni sono spesso una scorciatoia che noi adulti usiamo per ottenere subito, dai nostri figli, quello che vogliamo.
Una scorciatoia che, va detto, insegna la manipolazione come modo per ottenere le cose. Se lo facciamo noi, che siamo il loro primo esempio, non ci sarà da stupirsi se lo useranno anche loro con noi.
Cambiare la nostra comunicazione con i figli
Una comunicazione non violenta non ha molte regole e prassi da seguire, ma una serie di approcci che una volta interiorizzati diventano un grande aiuto nella nostra vita, anche fuori dalle relazioni con i nostri bambini.
Abbandonare l’approccio sfidante e accettare il nostro “figlio reale”
Molti genitori tendono a prendere molto sul personale i cambiamenti dei propri figli, soprattutto dalla pre-adolescenza.
I nostri piccoli non sono più piccoli piccoli, iniziano a prendere esempi esterni alla famiglia, ad avere anche altre priorità e noi, invece di accompagnarli in questo passaggio complesso con occhio comprensivo, ci buttiamo in una guerra (ad armi impari e a nostro netto vantaggio).
Arriva però il momento in cui dobbiamo lasciare andare l’immagine del figlio ideale e accettare e amare incondizionatamente quello reale. E’ un passaggio anche per noi, complesso ma da abbracciare. Nella pre adolescenza i ragazzi iniziano anche a reagire nelle interazioni in modo speculare a quello dell’interlocutore.
Se siamo ostili, lo saranno anche loro. Se non ci fidiamo di loro, inizieranno a mentire.
Anche quando i piccoli diventano grandi, e fino alla loro età adulta… gli adulti siamo sempre noi.