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La solitudine dei genitori: il vero problema per la pedagogia moderna

litigare davanti ai bambini
Disciplina Dolce

La solitudine dei genitori: il vero problema per la pedagogia moderna

Avevo appena accompagnato le mie due gemelle alla scuola dell’infanzia, nei giorni di ambientamento.
Tante emozioni, tanta gioia nel vederle così solari e allegre, ma anche tanta fatica nel vedere il sorriso spegnersi quando mi allontanavo… mi facevano ridere, piangere, sorridere; erano sempre loro, ma quel giorno… così grandi!
Mi sentivo costretta a incoraggiarle, con il sorriso forzato, le parole giuste che non sempre trovavo, l’atteggiamento sicuro, che non era solo quello di una mamma ma anche di una pedagogista professionista.

Esco dalla scuola, salgo in macchina sapendo che dopo poche ore, eppure tantissimo tempo nuovo per me, sarei andata a riprenderle.
Vorrei mettere in moto l’auto, ma le lacrime mi accecano la vista, non vedo niente, così decido di stare ferma nel parcheggio un attimo. E sapere? Non erano solo lacrime di gioia, ma di spaesamento, tristezza e anche paura dell’ignoto.

Nel cercare un fazzoletto alzo lo sguardo, riconosco nell’auto davanti una mamma intravista nel cortile della scuola dell’infanzia pochi minuti prima. Piangeva anche lei.
Scendo dalla macchina, busso al suo finestrino, le sorrido e le chiedo “aperitivo?”

Lei mi guarda e dopo pochissimi nanosecondi di viso straniato, inizia a ridere, tra le lacrime, mi dice di sì.
Andiamo a bere uno spritz… alle 10 di mattina.

Leggi anche “Ambientamento alla scuola dell’infanzia: come superare il distacco” (e no, la soluzione non è lo Spritz).

Perché ti racconto questo episodio della mia vita di mamma e non la mia esperienza da pedagogista esperta in disciplina dolce?
Perché è un esempio di come, in un momento di difficoltà, per quanto minimo o del tutto normale, il condividere una difficoltà in una fase di passaggio possa aiutare a sentirsi meno soli, meno ridicoli, meno giudicati e meno “esagerati”, più normali e più uniti.

disciplina dolce elena cortinovis

I genitori oggi sono sempre più soli

Se per parlare di lotta alla solitudine ho fatto un esempio da mamma, per parlare della solitudine generalizzata che oggi vivono le famiglie, in particolare quelle con figli, come mai era accaduto negli ultimi 100 anni e oltre, mi rimetto i panni di pedagogista.

Solitudine istituzionale

Partiamo dall’alto: viviamo in un paese che parla di famiglia solo nelle campagne elettorali, ma di fatto le politiche per assistere momenti delicati come la maternità e la paternità non esistono.

Dalla difficolta di chiedere e condividere congedi parentali senza essere tagliati fuori dal mondo del lavoro, all’inflazione che ci rende il solo paese Ocse a non aver aumentato il potere d’acquisto dei salari negli ultimi 30 anni, dall’assenza di asili nido e scuole dell’infanzia pubbliche all’assenza dell’appoggio scolastico per circa tre mesi l’anno, come ai tempi in cui il 90% delle mamme restavano a casa con i bambini, le famiglie vivono nella costante sensazione di essere in un mondo che rema loro contro.

Solitudine sociale

Per quanto siamo ancora in paese in cui l’assistenza sociale viene fatta in seno alle famiglie, soprattutto da donne e nonni, anche il tessuto sociale ha diradato le sue maglie.
Un tempo non troppo lontano, nei palazzi e nei condomini, i vicini di casa erano un posto sicuro dove poter affidare i bambini nei momenti di necessità, ancora oggi ci sono in giro quarantenni che chiamano “zia” alcuni anziani vicini di casa.

Pochi bambini, oggi, fanno lo stesso. La paura del vicino di casa, la vita frenetica e la sensazione di aver fin troppe relazioni (quelle intessute sul web) insieme ad un profondo senso di insicurezza che ci viene messo addosso da telegiornali e luoghi che fanno dalla cronaca una forma di intrattenimento, ci hanno portati a chiuderci nelle nostre case.

Un tempo i bambini venivano cresciuti da villaggi, oggi da genitori che hanno spesso paura più degli altri che dell’isolamento.

Paura della diversità e del giudizio

Oggi la società è, per fortuna, variegata, molto di più rispetto al passato.
Molte persone non fanno figli, per scelta o per altro, ma è una situazione più “normalizzata”, per usare un termine forse abusato.
Le famiglie con figli hanno, per altro, approcci educativi diversificati, e anche questo è un plus, senza dubbio.

Ma a questo si accompagna la paura del giudizio degli altri, la paura di non essere capiti come genitori.
Per altro, la polarizzazione delle opinioni e degli stili di vita che leggiamo sui social, spesso diventa uno spettro nella nostra vita quotidiana, e ci isoliamo inconsapevolmente per paura.

Leggi anche “Paura del giudizio degli altri vs auto-giudizio: cosa ci blocca di più?”

Batteria sociale scarica

Torniamo al mondo iper connesso e molto molto affollato che teniamo costantemente in mano.
Pochi sanno che la nostra iper connessione abbassa di moltissimo la nostra batteria sociale, arriviamo a fine giornata che siamo stanchi di “umanità” anche se di fatto nel corso della giornata non abbiamo interagito con nessuno di persona.

Attenzione, perché questo fenomeno non tocca solo noi adulti, ma anche sempre più ragazzi e ragazze giovanissime, motivo in più per consigliarti di contingentare il più possibile l’uso di tablet e dispositivi smart per bambini sotto i 10 anni (ma anche 14).

Esistono soluzioni?

Nell’attesa che le politiche vogliano essere realmente a supporto delle famiglie, senza retorica di partito, ci sono dei modi per far sì che noi genitori possiamo sentirci ed essere meno soli?

Limitiamo o sospendiamo il giudizio verso gli altri genitori

A volte io stessa faccio fatica ad accettare ed essere pienamente non giudicante verso chi attua ancora dei principi educativi basati su punizioni e premi, botte sul culetto, comunicazione aggressiva.
Ma avere connessioni con realtà e storie diverse dalla mia mi permette di togliermi e togliere solitudine, aprire per me e per gli altri genitori nuovi spunti di riflessione e nuovi scambi.

Essere noi stessi meno giudicanti può essere un modo più facile per far nascere legami con altri genitori.

Approfitta di occasioni di incontri dal vivo con altri genitori

Notizia super spoiler: sto lavorando a un evento per genitori che vogliono approcciarsi o che già conoscono e praticano la disciplina dolce. Sarà un modo per divertirsi, imparare, stare insieme, sentirci una comunità e una squadra, sempre aperta a nuovi amici.

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Aumenta le tue interazioni sociali reali

Avere sempre il mondo nel palmo di una mano ci fa spesso dimenticare che dal mondo reale stiamo un po’ uscendo.
Trovare tempo per se stessi come genitori, e confrontarsi con altre persone anche senza figli (spesso gli amici senza figli sanno dare consigli e supporto prezioso!) può riconnetterci con il nostro essere persone con esperienze, vissuti e idee, prima che genitori.

Le nostre reti sociali sono preziose, se necessario, ricostruiamole.

Leggi anche “Come trovare tempo per se stessi, come genitori”

Segui meno e meglio profili social di pedagogia

Mi do forse la zappa sui piedi? Non so, ma val la pena di rischiare, per il tuo bene. Spesso i neo genitori vogliono imparare e, appunto, non sentirsi soli, e lo fanno seguendo decine di pedagogiste/i, psicologi (che magari avessero sempre anche lauree in psicologia), esperti… che a volte pare dicano cose discordanti, colpa anche della velocità con cui noi professionisti creator dobbiamo comunicare.

Beh, meglio ridurre e di molto. Meglio seguire pochi profili, quelli che più si addicono al nostro spirito, e poi cercare fuori dai social e dal web persone con cui parlare e con cui, perché no, sbagliare.

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