Punire i bambini è sempre sbagliato o “quando ci vuole ci vuole”?
Quali sono i casi, dello spettro infinito di eventi e aneddoti del quotidiano, in cui una punizione, dalla piccola botta sul culetto che “non fa male” al mandare in camera a riflettere, al non andare al parco “per punizione”, è accettabile e pedagogicamente utile?
Parliamone dal punto di vista della Disciplina Dolce e con la sempre preziosa consulenza di Francesca Ribaudo, psicologa dell’infanzia e dell’educazione specializzata in abusi e maltrattamenti sui minori, che ci spiega bene cosa accade nella testa dei bambini sotto i sei anni quando vivono una punizione..
Prima di addentrarci nella risposta alla domanda di oggi, “quando punire i bambini è accettabile nell’educazione dei bambini“, approfondiamo un punto:
Cosa vuol dire educare per le neuroscienze?

Partiamo dalle neuroscienze: educare significa sostenere il bambino nel suo sviluppo celebrare.
I bambini attuano costantemente processi imitativi sulla figura dell’adulto di riferimento, replicando i comportamenti che osserva sia nel bene che nel male, attraverso i neuroni specchio.
Se un bambino vede gli adulti di riferimento attorno a lui particolarmente aggressivi o violenti, il cervello del bambino immaginerà se stesso altrettanto arrabbiato, e nessun pensiero positivo potrà modificare quella immagine.
Non solo, se i genitori, pur non essendo (o non ritenendosi) violenti, attuano sistematicamente misure educative che passano dai premi ai bambini se fanno qualcosa che riteniamo buono o punizioni se fanno qualcosa per noi non accettabile o conveniente, anche questo approccio, basato sulla paura, verrà replicato o comunque interiorizzato.
Ma quindi non bisogna arrabbiarsi mai?

Ovviamente questo non è possibile, e non è neanche necessario (la Disciplina Dolce accetta tutte le emozioni, anche quelle dei genitori, e anche la rabbia).
Questo non significa che l’adulto non debba mai arrabbiarsi, ma se l’adulto reagisce alle emozioni difficili (rabbia, disappunto) con aggressività , sarà difficile pretendere che il bambino sappia controllare e ponderare le sue, di emozioni. Ogni emozioni pesante diventerà in lui rabbia che esplode (in scenate, i così detti “capricci” – qui ti spiego che cosa sono davvero).
Se inoltre la risoluzione alle forme di rabbia saranno le punizioni, in modo sistematico, il bambino imparerà che l’aggressività è l’unico modo per risolvere i problemi.
Le urla, le sgridate e le punizioni non disincentivano una azione considerata sbagliata, anzi, la alimentano.
Le urla in particolare non hanno influenza positiva né nella creazione dell’immagine di un adulto guida autorevole né nello sviluppo del bambino, per non parlare di quanto un rapporto basato sulla paura sia deleterio per il rapporto genitori-figli.
Inoltre perpetrando costantemente punizioni, entra in un circolo vizioso per cui il bambino piuttosto che venire ignorato, preferisce attirare l’attenzione attraverso il far arrabbiare il genitore. E questo pattern rischia di accompagnare l’individuo per tutta la vita (faccio cose che agli altri non piacciono perché è il solo modo che conosco per far capire che esisto). .
Leggi anche “Cosa vuol dire essere un genitore autorevole”.
Infine, come nel caso dei premi, anche le punizioni aumentano la dipendenza da un adulto o da una figura di riferimento e il mancato sviluppo della capacità di essere auto-consapevole.
Punire provoca paura e bugie, elimina la possibilità che il bambino sperimenti da solo l’autocontrollo e la capacità di problem solving, impedendo al bambino di imparare a conoscere e controllare le sue emozioni, sviluppa il costante bisogno di un adulto che lo “spenga”.
Le conseguenze della paura derivante dalle punizioni (di ogni tipo) saranno:
- Rabbia incontrollata, sviluppo del sentimento della vendetta (breve termine)
- Distruzione dell’autostima (lungo temine)
In pratica, su un piano cognitivo, le nozioni assimilate dal bambino tramite l’approccio dell’adulto vengono immagazzinate nell’ippocampo, questa struttura sarà quella che permetterà al bambino di prendere le decisioni nella vita. Sarà il suo “metodo di funzionamento”:

Un intero modulo su Premi-Punizioni anche insieme a Francesca Ribaudo si trova all’interno de La Dolce Guida, il video corso di aiuto per genitori che vogliono cambiare il mondo attraverso una nuova educazione per i loro figli.
In questo modulo del corso diamo anche moltissime tecniche alternative alle punizioni, realmente efficaci e in grado di rafforzare moltissimo il rapporto bambini-genitori/adulti di riferimento.
Per adesso le iscrizioni sono chiuse ma
puoi iscriverti alla lista di attesa e sapere quando le iscrizioni saranno di nuovo aperte.
Ma quindi, quando è opportuna una punizione?
La risposta seconda la Disciplina Dolce e gli studi sulla psicologia dello sviluppo è MAI, soprattutto non in maniera sistematica, perché si tratta di una scorciatoia nell’immediato per gli educatori, ma che può avere conseguenze forti nella vita del bambino e poi dell’adulto, soprattutto se il metodo premi-punizione è sistemico come approccio educativo.
“Si è sempre fatto così” è la frase più ricorrente per chi ritiene che una botta sul culetto o le punizioni non corporali non hanno mai fatto male anzi, sono benefiche perché creano “bambini educati” e buoni.
Sul fatto che no, non si è sempre fatto così, ne ho parlato in una puntata del podcast che lascio qui sotto, e del fatto che forse non siamo venuti su bene lo stesso, ho dedicato un delicato approfondimento.
Premi e punizioni hanno come fine il “correggere” per far comodo a noi genitori, non per il libero sviluppo del bambino;
Quando attuiamo strategie scorciatoia di premi-punizioni dobbiamo fare i conti con la differenza tra bambino ideale che abbiamo in mente e il bambino felice che possiamo aiutare a crescere e far diventare un adulto non solo felice ma anche consapevole.
Quello che serve davvero alla società di domani