Terribili due e momenti di crisi: come gestirli?

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Disciplina Dolce

Terribili due e momenti di crisi: come gestirli?

Cosa sono realmente i terribili due? Da cosa derivano quelle crisi, quegli scatti di rabbia e pianto, quei “capricci”, le scenate che ci mettono in imbarazzo e in difficoltà?
Il bambino ci svuole sfidare? Dobbiamo restare fermi nei no o essere più flessibili? Cosa fare e cosa dire nei momenti di crisi di pianto?

I terribili due sono proverbiali, così tanto che spesso noi genitori arriviamo “spaventati”; mettendo in atto una sorta di auto sabotaggio preventivo per cui a prescindere dal bambino, quello spazio di crescita che va dai 18 ai 24 mesi diventa davvero un inferno.

Ma poi, di fatto, dopo i terribili due possono arrivare anche i terribili tre e terribili quattro (io sto ancora vivendo i miei terribili trenta…).
Per non avere paura e arrivare preparati, capiamo oggi meglio che cosa sono realmente, sul piano cognitivo, questi due anni e perché, per alcuni aspetti innegabili, i bambini dell’età compresa tra i 18 e i 24 mesi sono difficili da capire, gestire, contenere, accontentare.

Conoscere realmente da cosa derivano quei momenti di rabbia ci aiuta a gestirla e accoglierla, aiutando davvero i nostri bambini e la nostra relazione con loro.

Il 15 e il 17 marzo terrò due webinar gratuiti
in cui vi darò 5 trucchi vincenti per gestire la rabbia e 5 trucchi per gestire la paura dei bambini.
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terribili due

Cosa sono i terribili due?
Perché sono chiamati così?

I due anni, o meglio, l’arco temporale diverso da bambino a bambino che possiamo racchiudere tra i 18 e i 24-30 mesi, è un momento importantissimo per la maturazione celebrale dei bambini. Il loro cervello non è come quello di un adulto; certo, per molti aspetti è incredibilmente performante, “apprendono come spugne” è la frase che tutti noi diciamo più spesso e questo è verissimo.
Ma dall’altro lato, il cervello è ancora molto immaturo, non è in grado di capire, decodificare e soprattutto gestire le emozioni, che sono per lo più sempre molto diverse.
Il fatto stesso che il loro cervello assimili informazioni come una spugna comporta anche stanchezza; e se ancora noi adulti quando siamo molto stanchi fatichiamo a controllare le emozioni, perché proprio da loro, così piccoli, dovremmo pretendere comportamenti da maestri zen?

In particolare, quanto arrivano verso i due anni quello che i bambini iniziano a percepire in modo chiaro è la loro presenza nel mondo, il loro essere qui ed ora, il fatto che anche le loro azioni e decisioni e persino bisogni hanno un peso nel corso degli eventi intorno a loro.

E come quando scoprono la manina la guardano sempre, la muovono e vogliono capire bene come funziona, anche quando scoprono il potere di una “presa di posizione”, di un sì o, soprattutto, di un no, vogliono sperimentarlo il più possibile.

Insomma, iniziano a capire che ci sono dei limiti e che questi possono essere superati, e cercano di capire, sempre, fino a quanto quel confine si può, volta per volta, spostare. E questa consapevolezza della presenza dell’Io nel mondo si accoda ad un momento in cui sono già egocentrici, sono al centro del mondo. E non perché saranno egocentrici e viziati da grandi, per carità!
Solo perché il loro istinto di sopravvivenza fa capire al loro cervello che per sopravvivere devono essere guadati, visti, ascoltati.

La cosa bellissima di questa fase è che in realtà non terminerà mai nella vita: d’ora in poi, per sempre, un bambino sarà un individuo che cercherà di capire, in ogni nuovo contenuto, quale è il confine tra i suoi bisogni e le regole del resto del mondo. Se siamo bravi leader e guide sicure, possiamo aiutarli a diventare adulti che sanno stare bene al mondo ma anche persone in grado di far rispettare i loro bisogni e capire quando le regole devono essere superate.

Come funziona il cervello di un bambino di due anni?

cervello bimbo di due anni

Su un piano evolutivo, il cervello del bambino a due anni è immaturo; il cervello finisce di maturare a circa 23 anni, e a due anni è estremamente immaturo, anche quando sono dei bambini intelligentissimi.

Un bambino di quell’età, soprattutto, non ha le capacità di capire e gestire le sue emozioni che, siano di entusiasmo o siano di rabbia, irrompono nel loro cervello all’improvviso, spesso mandandoli in tilt.

Ecco che, dunque, si sfrenano, ridono come dei matti all’improvviso, fanno scenate di pianti e urla disperate perché…. la banana non è tagliata ma spezzata, abbiamo temperato la matita, il boccone di mela che gli stiamo dando non è lo stesso che abbiamo appena ingoiato.

Il motivo per cui vanno in crisi è spesso dovuto al fatto che i bambini al di sotto dei tre anni:

  • non sanno di cosa hanno bisogno
  • se lo sanno ora, non lo sanno più dopo due minuti (ad esempio, quando ti chiamano, tu vai da loro, e ti respingono)
  • se lo sanno non sanno come esprimerlo e farsi capire e si sentono frustrati.

Come comportarsi durante le crisi tipiche dei due anni?

la dolce guida

Veniamo ad alcuni strumenti e approcci che possono essere utili per affrontare al meglio la fase di crisi e rabbia nei (sappi che i consigli TOP te li darò al webinar gratuito del 15 marzo, e non parleremo solo della gestione di rabbia e paura a due anni, ma anche molto oltre)

Non avere paura di quello che accade o accadrà

Questa è una fase normale e, come ho detto qualche riga fa, anche importante e bella.
Iniziare a capire il proprio ruolo nel mondo e il proprio impatto non è forse un passaggio sacro? Soprattutto, cerchiamo di restare calmi e controllare le nostre, di emozioni, perché i nostri bambini hanno sempre bisogno di guide sicure, anche (soprattutto) quando sembra che ci sfidino. A proposito di questo…

Sii consapevole che i bambini di due anni non hanno mai intenzioni malevole

Tatuati addosso la consapevolezza che un bambino al di sotto dei sei anni non ha la capacità cognitiva di sfidarci o di fare qualcosa solo per farci un dispetto o mancarci di rispetto. Spiego meglio come farsi rispettare dai figli e cosa sbagliamo, talvolta, nell’approccio in questo articolo.

Se si ostina a buttare a terra il bicchiere e poi ci guarda ridendo non è perché si diverte a contrariarci.
Ma allora, perché quando lo sgridi ride?
Potrebbe essere per imbarazzo oppure perché fino a poco tempo prima, per qualunque pernacchia facesse vedeva tutti, genitori compresi, ridere, e cerca di nuovo quell’espressione che ora, per motivi ignoti, non vede più.

Ogni occasione è per me buona anche per ricordarti che i capricci, in realtà, non esistono.

Essere fermi nelle regole importanti, essere flessibili per il resto

Quando hanno due anni, le regole che impostiamo sono per lo più relative alla loro incolumità, quindi è ovvio che se piange perché proprio vuole mettere le manine sulla presa di corrente, è ovvio che non possiamo ammettere deroghe. E’ un no e no resta.

Quando scatta la crisi di pianto, possiamo restare lì accanto a loro, e far sentire che qualcuno accoglie il loro disagio, anche legittimandolo, ma che non c’è modo per cambiare quella regola. Questo vuol dire “contenere” la crisi e essere leader sicuri.

Quando invece la scenata parte per qualcosa che non ha a che fare con la sua incolumità (vuole le lenticchie per merenda, vuole vestirsi da uomo ragno per andare all’asilo), possiamo anche permetterci di cedere e usare le tecniche della guida e della regola flessibile. Stanno vivendo una fase molto “punk”; adottiamo soluzioni punk per sopravvivere, quando possiamo.

Qui abbiamo approfondito come far rispettare le regole.

Non avere paura del giudizio degli altri

Diciamocelo, quando il nostro bambino fa una scenata per motivi incomprensibili la cosa che più ci mette in difficoltà è quello che vedono e pensano gli altri. Ci piovono addosso pensieri di cui sentiamo la voce, che vengono dal momento presente ma anche da anni e anni di pensieri giudicanti sentiti intorno ad altri genitori, compresi i nostri.

“Ma così cresce viziato”
“Una sberla non fa male a nessuno”
“Non deve vincere lui” (dicendo questa frase, legittimiamo che un quarantenne si metta in competizione con un bimbo di due anni, cosa che invece è abbastanza inopportuna)

Essere genitori, fin dall’infanzia, non dovrebbe essere una gara a chi è più forte tra te i tuoi bambini (e se impostiamo così il rapporto, poi non dobbiamo stupirci se dopo gli 8 anni ci vedono come nemici).
Essere genitori per la disciplina dolce vuol dire entrare nel ruolo di leader sicuri; i leader sicuri sanno cosa fanno, e seguono la loro strada senza badare al giudizio degli altri.


Un leader sicuro, in grado di gestire le proprie emozioni (rabbia, paura, disagio), in grado di contenere una crisi e accompagnarla, è quello di cui tuo figlio ha bisogno.
Sì, anche nelle fasi di passaggio come i terribili due.

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