E’ davvero utile essere genitori flessibili? E come la mettiamo con le routine e l’importanza delle regole per i piccoli? Facciamo chiarezza
Un giorno una mamma, durante una consulenza, mi ha detto (poverina, era molto dolce e temeva persino di offendere me e la “Disciplina Dolce“)
“Elena, vorrei essere un genitore più flessibile ma temo di non dare la giusta centralità alle routine e di essere incoerente”.
Lei, come tutti i genitori che mi seguono da un po’ e come tutti i genitori che sposano la disciplina dolce, sa che per i bambini (e anche per i genitori) le routine sono fondamentali e che un genitore, lungi dall’essere perfetto, deve quanto meno saper essere coerente agli occhi del bambino.
Prima buona notizia:
Flessibilità e routine e flessibilità e coerenza non sono affatto elementi che entrano in contraddizione, e adesso vedremo meglio proprio come essere genitori flessibili ma coerenti.
Puoi anche seguire il podcast in cui parlo di questo argomento, che lascio proprio qui
La flessibilità è uno degli elementi più importanti nella crescita di un figlio
L’essere flessibili è importante, nella vita, ma è davvero centrale e cruciale che genitori.
Il processo evolutivo di un bambino (ma anche di un adolescente e un adulto) non è lineare, non è una linea in crescita costante.
La crescita, su un piano esperienziale, emotivo e cognitivo, è soggetta ad alti e bassi e noi dobbiamo, come genitori, essere pronti ad accompagnarla… senza entrare nel panico.
Senza andare nel panico quando un bambino impara a parlare e poi all’improvviso ci sembra che regredisca, ad esempio.
Senza dar di matto quando un bambino trova il suo giusto ritmo sonno-veglia e poi, apparentemente all’improvviso, pare aver perso quel ritmo e noi abbiamo l’impressione di “dover fare tutto daccapo” per insegnare la differenza tra giorno e notte.
E senza andare nel panico neanche quando hanno appreso una routine che ci rende tutti più sereni e all’improvviso la rifiutano.
Le routine non sono catene ma schemi, scogli ai quali appoggiarci
Altra storia vera, altra frase estrapolata da una consulenza:
“Elena, usiamo questa routine quattro anni (bambino di 5 anni) e adesso non va più! Cosa ho sbagliato?”
Beh, qui l’errore è stato pensare che una routine possa andare bene per quattro anni su cinque.
Se ci pensiamo, quante sono le abitudini che avevamo a 16 anni che sono ancora le stesse ora che abbiamo superato i 30 o i 40?
Perché sì, cari amici genitori, il rapporto anagrafico e di crescita cognitiva è lo stesso. Un bambino di 2 anni è cognitivamente molto diverso dallo stesso bambino a 4; sono praticamente due mondi diversi proprio come una persona di 16 anni, completamente diversa da una di 30.
Consiglio pratico in merito alle routine e alla flessibilità: se avete a che fare con bambini al di sotto dei 5 anni, mettete in discussione una routine ogni sei mesi almeno. Il che non vuol dire che ogni sei mesi dobbiamo forzatamente cambiarle ma osservare i bambini per capire se quella routine è ancora davvero adatta a loro o se possiamo inserire delle variazioni.
NB: se usiamo un ascolto attivo, se guardiamo bene i piccoli e li ascoltiamo nei loro bisogni, saranno loro stessi a farci capire, ben prima di arrivare al plateale “capriccio”, che una routine inizia a stare stretta e sono pronti a quella successiva.
Flessibilità non vuol dire non avere regole
Parliamo di passare ad una routine diversa, modificata, evoluta: non eliminare una routine.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: anche quando un bambino dimostra insofferenza per la routine nanna (ad esempio), e non vuole più seguire lo schema pigiamino, denti e nanna dopo cena, non vuole dire abbandonarci all’idea di portarlo a nana quando ha voglia lui/lei, senza modificare la routine.
I bambini ne hanno bisogno anche quando sembrano voler fare gli anarchici.
Se un bambino non vuole andare a nanna dopo cena potrebbe dipendere dal fatto che le sue energie arrivano un po’ più “oltre” rispetto a un mese prima o che si è reso conto di voler condividere più tempo con i genitori dopo la cena.
Importanza della flessibilità per supportare le loro difficoltà
L’esempio che ti ho appena fatto, considerando uno dei mille e più motivi per cui un bambino non sta in una routine, si lega all’importanza di prendere in considerazione i loro reali bisogni quando qualcosa cambia nel loro processo evolutivo.
Essere genitori flessibili vuol dire avere l’ascolto attivo come punto fermo (quindi sì, anche la flessibilità ha dei punti fermi).
L’ascolto attivo va allenato, come la comunicazione. E questo ascolto attivo e attitudine alla buona comunicazione, se ben sperimentato nei primi anni di vita dei bambini, ce lo troveremo come dono preziosissimo nei primi anni di adolescenza, quando per natura anche cognitiva i ragazzi tenderanno ad essere più chiusi nei nostri confronti.
Solo noi adulti possiamo essere flessibili
Sorpresa sorpresa!
No, la flessibilità non è una caratteristica naturale e biologica dei bambini.
Né degli adolescenti.
La maturazione della flessibilità cognitiva ed emotiva si compie del tutto intorno ai 20 anni.
Un bambino non ha la capacità di essere flessibile. Per questo se nel piatto della merenda la banana è tagliata in 3 invece che in 4, il bambino va in crisi.
La flessibilità dipende dalla maturazione completa del lobo para frontale del cervello, e questa struttura richiede molti anni per svilupparsi.