Il senso di inadeguatezza e il senso di colpa sono tra i sentimenti più diffusi tra i genitori, forse in assoluto i più condivisi.
Me ne rendo conto nelle consulenze e negli affiancamenti ai genitori; è un fenomeno davvero molto diffuso oggi, tra costante confronto con famiglie non solo che conosciamo di persona ma che vediamo sul web.
Oggi analizziamo questi due sentimenti che, nella genitorialità, sono fortemente legati; capiamo insieme da cosa derivano il più delle volte, come “usarli” a tuo vantaggio (ormai lo sappiamo che tutte le emozioni hanno un senso e vanno accettate, vero?), ma anche coma lasciarli andare, quando è il momento.
Senso di inadeguatezza dei genitori: un fenomeno latente e molto diffuso, oggi più che mai
Ogni giorno vediamo bambini che fanno cose “prima” dei nostri bambini, dal parlare al leggere, dal cantare le canzoni di Natale al mangire da solo;
entriamo su Facebook e leggiamo dialoghi (sapientemente riportati da mamme commosse e fiere) in cui pare si possa parlare di metafisica e geopolitica con bambini di tre anni…
tranne che con i nostri.
Anche nella vita fuori dal web, confrontiamo i nostri figli con l’avanzamento dei figli degli altri e, di riflesso, questa competitività latente si riflette sulle nostre prestazioni da genitori.
Se un bambino impara a parlare prima del mio è, forse, perché i suoi genitori ci stanno più dietro?
Se quel bambino mangia già da solo è perché io sto viziando il mio?
La risposta è no, nel 90% dei casi. I bambini sono tutti diversi e hanno sviluppi diversi.
Impariamo che nella vita c’è chi si laurea a 22 anni ma trova il lavoro della sua vita a 40, c’è chi fa figli a 20 anni e finisce di studiare a 30, c’è chi si innamora a 18 anni ma si sposa a 60, c’è chi si realizza a 30 anni ma diventa davvero felice a 50.
Ecco, tutta questa diversità parte nell’infanzia:.
Sulla performatività e il confronto con il web, apriamo un’altra parentesi.
Mi ci metto di mezzo anche io: quante volte vi mostro le mie gemelle nel pieno flow dei loro giochi, tranquille, sorridenti, placide. Quasi delle piccole donne alte poco più di un metro.
Il motivo per cui ho deciso di mostrare la mia famiglia “perfetta”, ritratta nei suoi momenti migliori, l’ho già scritto in un articolo più dettagliato e personale.
Ma qui ci tengo a ricordarti che quello che non mostro nemmeno io sono i momenti di liti tra le bimbe, di pianto disperato, le “scenate”, i momenti in cui anche io mi metto in dubbio.
Non lo mostro perché le crisi di pianto sono momenti delicati per le bambine e non voglio diventino parte performativa del mio lavoro, e sono qui per trasmetterti energia e buone pratiche, ma sul web come nella vita reale, anche i genitori di bambini che sembrano perfetti hanno moltissimi momenti complessi, nei quali ti potresti tranquillamente riconoscere.
Quindi, consiglio pratico numero 1: rielabora il tuo concetto di famiglia perfetta in cui va tutto bene e soprattutto rianalizza e metti in discussione la tua figura di figlio ideale, perché a quella è legata la tua idea di genitore ideale. Nessuna delle due è realistica, ed è il momento di lasciarle andare.
Senso di colpa per il poco tempo trascorso con i nostri figli
Il mondo lì fuori, diciamolo, non è propriamente “kids friendly”, adatto ai bambini e alla loro crescita in ambienti sani e sereni.
I nostri orari di lavoro sono spesso dettati da un sistema produttivo che non è stato fatto su misura delle famiglie (e forse degli esseri umani felici); siamo ancora figli dei modelli della rivoluzione industriale, cioè di un’epoca che non aveva la benché minima attenzione per l’infanzia, almeno non in ottica moderna.
Ogni genitore sente di non poter trascorrere abbastanza tempo con i propri bambini, di affidarli troppo a lungo a nonni, asili, tate, baby sitter; permettimi di dirti che è bene sentirsi in colpa quando si è realmente colpevoli di qualcosa. E non è questo il caso.
Chiunque debba lavorare un tot di ore al giorno per reggere le spese (sempre più alte) di una vita, non è colpevole.
Ma non sei neanche colpevole se ami il tuo lavoro, perché non è questa (fortunata e rara) circostanza che ti impedisce di trascorrere con i tuoi figli il tempo che vorresti.
Per fortuna la pedagogia moderna e la disciplina dolce ci danno delle soluzioni:
per cui, consigli pratico numero 2: Nei (secondo te) limitati archi di tempo che trascorri con i tuoi bambini, allontana da te cellulari, tv, tablet, computer. Dedicati solo a loro.
Sostituisci il “cosa hai fatto oggi a scuola/all’asilo” con domande più dirette e facili per loro, come “che cosa hai disegnato?”, “con chi hai giocato?”, “ti piace il tuo disegno? Chi è questa persona nel disegno?”
Insomma, facciamo domande dalle quali sarà possibile farne altre, dare risposte, far partire un discorso più articolato ma alla loro portata.
Un’ora di qualità, tra la routine della cena e la routine della nanna, può essere lo scoglio e la certezza emotiva alla quale i tuoi bambini faranno affidamento e che li farà crescere sereni.
NB: Le routine sono importanti non solo per la regolarità dei bambini ma anche per le basi del vostro rapporto e tempo insieme.
Senso di inadeguatezza per via del giudizio di altri genitori (o parenti)
Tuo figlio di pochi anni, al supermercato, fa “una scenata”, inizia a piangere ed essere noioso.
Diciamoci la verità, in questo contesto l’ansia sociale dello sguardo degli altri ci distrae dalle soluzioni migliori, dall’ascolto dei suoi bisogni, dalla semplice e sana pazienza che questo momento passi, come sempre.
Quindi cerchiamo soluzioni immediate, come la botta sul culetto, strillare come lui, il rimprovero, la punizione o la minaccia..
Ho anche scritto un approfondimento su come far “serenamente” la spesa con i bambini.
Quindi attuiamo, di fatto, delle soluzioni nelle quali magari neanche ci riconosciamo per… il giudizio di una marea di estranei che non vedremo forse mai più, o che comunque non hanno rilevanza nella nostra vita.
Ne vale davvero la pena?
Ognuna delle persone che (sembrano) giudicarti, vivono o hanno vissuto scene molto simili, con i loro figli. E se non le hanno vissute… beh, potrebbero aver basato il rapporto con i loro figli sulla paura e la minaccia.
Impariamo ad essere sempre il meno giudicanti possibile con i genitori, soprattutto quando li vediamo palesemente in difficoltà.
Se poi il giudizio viene dai nonni o da persone a noi più vicine,
consiglio pratico numero 3: armiamoci di comunicazione assertiva, ma non violenta.