Come gestire le crisi dei bambini? Come reagire quando iniziano a piangere per motivi apparentemente inesistenti, quando iniziano a fare i “capricci” (che no, non esistono realmente), per calmarli… ma senza rimproveri e punizioni?
Gestire le crisi di pianto e grida dei nostri bambini è una situazione che mette in crisi noi come genitori ed educatori e che ci carica spesso di ansia e stress.
Oggi cerchiamo di capire come gestire le “crisi” dei bambini analizzando cosa accade nella loro testa durante questi “corto circuiti” emotivi e cognitivi, e capiremo meglio anche cosa accade nella nostra mente, in questi casi, e come mantenere i nervi saldi e gestire la situazione.
Se vuoi, puoi ascoltare i contenuti di questo articolo nella puntata 77 del mio podcast.
Cosa sono le “crisi” dei nostri figli?
A volte le chiamiamo, in modo assolutamente inappropriato, “crisi isteriche dei bambini“; senza soffermarci sul reale significato, in senso medico-psichiatrico, di isteria, intendendo quei momenti di pianto e urla incontrollabili, che ci fanno sentire nervosi, spaventati, frustrati, soprattutto per la palese non gestibilità di queste situazioni.
Ma per un attimo, allontaniamoci da quello che proviamo noi adulti e capiamo meglio che cosa accade nella mente dei nostri bambini quando hanno le loro “crisi”.
Quando i bambini fino ai quattro-cinque anni, hanno una crisi di pianto e urla, magari apparentemente nate dal nulla, o dal semplice spostamento di un gioco o di un oggetto, parliamo di vere e proprie crisi emotive, dei black out mentali in cui minaccie o punizioni, già inutili in genere, sono ancora più aggravanti della situazione;
soprattutto siamo in situazioni in cui persino il paziente ragionamento sembra inutile (aumentando la nostra frustrazione come genitori).
Già Daniel J. Siegel , fondatore degli studi sulla psicobiologia relazionale, ci ricorda che in questi casi un adulto deve essere in grado di “integrarsi” in questa crisi in modo empatico, capendo che non c’è nulla che possa fare nell’immediato se non restare lì, accanto al bambino (sia per vicinanza emotiva che per evitare che si faccia male)..
C’è crisi e crisi… a seconda delle età
Spesso siamo noi genitori a leggere sotto la stessa luce delle fasi che in realtà sono diverse, perché siamo noi che reagiamo allo stesso modo al pianto di un bambino che sia di un anno o di sei; per cambiare questo approccio e capire che il pianto è parte di un linguaggio che ha diversi livelli di maturità e decodifica, capiamo meglio la differenza tra le crisi di nervi dei bambini nelle varia fasi dello sviluppo infantile.
Gestire una crisi di un bambino fino a due anni di vita
I bisogni di un bambino fino a due anni sono primari, ma non si fermano certo solo a fame, sonno, sete.
A volte un bambino vorrebbe, ad esempio, silenzio (sì, come noi grandi) ma non solo non sa come esprimerlo… non sa neanche realmente che quello che vorrebbe è il silenzio perché del valore del silenzio non ne sa nulla.
Sente solo che ha un disagio, ma non sa né da cosa proviene e anche se lo sapesse non è ancora del tutto in grado di esprimerlo.
Al silenzio si aggiungono mille altre emozioni difficili da esplorare ed esprimere, come impazienza, caldo, freddo fastidio ai dentini, coliche.
Noi adulti andiamo a tentoni, spesso andiamo nel panico e ci sentiamo in colpa perché, pensa un po’, non è sempre vero che una mamma/papà il proprio figlio lo capisce al volo.
In questi casi è l’esercizio e l’esperienza, basati su ascolto e osservazione, ciò che permette di aiutare meglio i nostri bambini in questi momenti. Restare presenti a noi stessi, senza dar peso al giudizio degli altri, è importante, perché in questa fase della loro vita noi siamo il loro tramite comunicativo tra le loro emozioni e il mondo esterno.
Le crisi dei bambini dai due ai quattro anni
Si parla tanto dei proverbiali “terribili due”, che non durano affatto solo due anni. Dei terribili due e di che cosa accade nel cervello dei bambini (e dei genitori) in questa fascia di età, ne abbiamo già parlato sia qui sul blog che sul podcast che in moltissimi contenuti su Instagram, ma ribadiamo un concetto chiave:
Il cervello finisce di maturare a circa 23 anni, e a due anni è estremamente immaturo, anche quando sono dei bambini intelligentissimi.
Un bambino di quell’età, soprattutto, non ha le capacità di capire e gestire le sue emozioni che, siano di entusiasmo o siano di rabbia, irrompono nel loro cervello all’improvviso, spesso mandandoli in tilt.
Ecco che, dunque, si sfrenano, ridono come dei matti all’improvviso, fanno scenate di pianti e urla disperate perché…. la banana non è tagliata ma spezzata, abbiamo temperato la matita, il boccone di mela che gli stiamo dando non è lo stesso che abbiamo appena ingoiato.
Il motivo per cui vanno in crisi è spesso dovuto al fatto che i bambini dai due ai quattro anni
- non sanno di cosa hanno bisogno
- se lo sanno ora, non lo sanno più dopo due minuti (ad esempio, quando ti chiamano, tu vai da loro, e ti respingono)
- se lo sanno non sanno come esprimerlo e farsi capire e si sentono frustrati
- hanno scoperto tutte le parti del loro corpo e ora vanno alla scoperta più concreta delle emozioni e delle parole (sì, no, mio/tuo, vieni, vai via…)
Sono questi i casi in cui noi adulti dobbiamo sederci accanto a loro, se serve e non ci respingono, abbracciarli, facendo capire che ci siamo e siamo lì ad “attenderli”, perché sì, in alcuni casi queste crisi sono dei momenti quasi ascetici, nel senso che è come se i bambini non fossero davvero con noi. Tanto che, una volta terminata la crisi, sono lì a ridere e giocare poco dopo.
Dai 6-8 anni in su le crisi incontrollabili non ci sono più
Dai cinque-sei anni in poi, la situazione è molto diversa. I bambini sono ancora bambini e come tali reagiranno alle frustrazioni (rabbia e pianti) e alle emozioni, il loro cervello resta immaturo ma… su un piano cognitivo sono ben più capaci di gestire alcuni tipi di emozione, quanto meno a capire meglio quelle basilari.
Il che non vuol dire che non è legittimo che litighino, abbiano momenti in cui fanno dispetti, non vuol dire che non piangono se si sentono frustrati o amareggiati (del resto, lo facciamo persino noi adulti, perché proprio loro, così piccoli, dovrebbero diventare dei piccoli Buddha?)
Tuttavia hanno una maggiore “intenzionalità” nelle loro azioni e reazioni ed è possibile interagire con le crisi in modo più “ragionato”, sempre con empatia, ma parlando con loro.
Il che non vuol dire che se piangono perché vogliono restare al mare fino a mezzanotte li si debba accontentare, ma è già possibile spiegare, in modo assertivo ma rispettoso che
“lo so, è triste, ma adesso bisogna andare via per forza, anche se ti viene da piangere”.
NB: ci sono casi in cui i bambini (ma anche moltissimi adulti) non riescono a gestire le loro crisi emotive neanche in età più grande, tanto da non avere il controllo sull’espressione di queste emozioni.
Non abbiamo remore, in questi casi, di chiedere supporto e aiuto a esperti di neurosviluppo e psicomotricità, psicologi, educatori per bisogni speciali.
Gestiamo la nostra emotività, per aiutarli a gestire la loro
Molto spesso in questo articolo, come in tutti i miei contenuti, ho parlato delle tue emozioni, di sgomento, disorientamento, frustrazione e dubbio cui queste situazioni ti conducono.
La Disciplina Dolce, come sai, accetta tutte le emozioni, anche le tue, e sappi che sono comuni e condivise da tutti gli altri genitori, me compresa (che sono felicissima le mie gemelle siano ormai più grandicelle rispetto ai tempi delle scenate senza speranza).
Ecco dei consigli per te, per la tua persona, come genitore, quando il tuo bambino ha una crisi di pianto incontrollabile, soprattutto fino ai 4 anni:
- non badare al giudizio degli altri (spesso diamo più peso al giudizio degli altri su tuo figlio “capriccioso e viziato” che su quello che sta realmente vivendo e provando il bambino); sappi che quello che accade è tanto normale quanto comune, liberarti del peso del giudizio corrisponde a riprenderti il 50% delle energie che ti serviranno per gestire la crisi;
- Ricorda che sei tu l’adulto, sei tu la guida: riuscire a fare un respiro e mantenere la calma farà bene a te, come ai tuoi bambini, anche e soprattutto nei momenti di crisi;
- LIberati dallo stereotipo e credenze sul concetto di capriccio
- Segui questo mini corso, intensivo ed esaustivo, sull’Iceberg del capriccio