I bambini malati sono una delle cose che manda più nel panico i genitori, perché unisce la preoccupazione e il dispiacere di veder star male i nostri piccoli, all’ansia della gestione, fredda, cinica ma necessaria:
dalla gestione dei permessi dal lavoro, la cura delle attività di famiglia, la somministrazione delle medicine e il “ripartire da zero” (almeno, questa è la sensazione diffusa) quando il bambino deve tornare a scuola o all’asilo dopo una settimana a casa, tutto questo gestendo la stanchezza e la paura che, tra scuola, asilo e mali stagionali, il bambino si ammali di nuovo entro la fine del mese.
Ecco per voi genitori una piccola guida pratica e anti panico da tenere a mente (o salvata sul cellulare, dato che la mente è già bella piena) in caso di bambini malati.
Ciao, io sono Elena Cortinovis,
pedagogista e formatrice, mamma di Letizia e Ginevra, gemelle monocoriali.
Da anni mi occupo di divulgazione e formazione con particolare attenzione ai principi della Disciplina Dolce.
Ho pubblicato con Fabbri Editori la guida pratica
A Cuore Acceso – consigli, giochi ed esercizi per vivere sereni in famiglia con la Disciplina Dolce
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Come fare quando i bambini sono malati, soprattutto nei periodi e nei casi in cui si ammalano spesso?
Interrompere le nostre attività… a causa dei malanni dei bambini. Come fare?
Non sentiamoci in colpa se, al primo colpo di tosse o al primo starnuto, invece di pensare “povero cucciolo, si sta ammalando (di nuovo!)”, pensiamo alla nostra settimana che sta per bloccarsi e va del tutto ripianificata.
Non sentiamoci in colpa se pensiamo alle commissioni urgenti che non potremo fare, ai permessi dal lavoro e successivo accumularsi di scadenze da gestire dopo il rientro e anche alle ore di palestra alle quali dovremo rinunciare.
Non sentiamoci in colpa non solo perché è normale, capita a tutti e a tutte, ma anche perché di fatto, la gestione e la cura della salute dei bambini dipende dall’accudimento dei genitori, che però hanno anche altri oneri di gestione quotidiana. E perché se perdiamo noi la salute fisica e mentale, la famiglia ne risente.
Dunque, scrolliamoci i sensi di colpa e proviamo a costruire e strutturare una nuova routine da mettere in campo nelle settimane in cui i bambini sono malati.
Come fare al lavoro quando i bambini sono malati?
- Alterniamo giorni di permesso tra mamma e papà o figure di accudimento, normalizziamo la condivisione dell’onere di cura di modo che nessuno dei due sia sommerso da arretrati al rientro.
- Prendiamo più giorni di smart-working, laddove il nostro tipo di lavoro ce lo consente;
- Affidiamoci alle nostre reti sociali di valore. I genitori sono importantissimi, ma le figure di supporto, siano nonni, zii, amici più cari, persone che fanno parte della sfera affettiva anche dei bambini, possono aiutarci a gestire questi momenti. Abituiamoci a chiedere aiuto.
Come non rinunciare ai momenti di relax quando i bambini sono malati?
Nei momenti in cui qualcuno (sia il co-genitore, i nonni o le figure familiari frequenti) ci può dare il cambio, restando qualche ora, anche solo una o due, con il bambino malato, prendiamoci un’ora d’aria. Che sia per vedere un’amico, per la palestra, per una passeggiata, prendiamocela e pianifichiamola.
Può essere fondamentale per la nostra tenuta mentale e, ripeto, se crolla quella crolla tutta l’armonia di cui anche il bimbo influenzato ha bisogno.
Come far prendere le medicine ai bambini?
Mi chiedo ancora io stessa come la scienza, che ha inventato praticamente qualunque cosa, non abbia ancora creato delle medicine che abbiano realmente un buon sapore… Ah sì, forse perché le medicine devono restare medicine e non confort food!
Ok, scherzi (neanche tanto) a parte, ribadiamo che è normale che un bambino non voglia prendere qualcosa che ha un brutto sapore e che, come nel caso di punture e suppostine, provoca anche fastidio se non dolore.
Tuttavia, la disciplina dolce e l’educazione al consenso non me ne vorranno, se la medicina serve la medicina va somministrata.
Ma come? Se i bimbi girano la faccia, scappano, piangono, la vomitano perché hanno un rifiuto del farmaco per guarire?
Ecco alcune possibili soluzioni di aiuto:
- spieghiamo ai bambini il motivo per cui dobbiamo dare la medicina, adeguando spiegazione e linguaggio alla sua età;
- sotto l’anno di età, quello che conta è il tono di voce e il modo di fare dell’adulto.
Lo so (credimi, lo so!) che la malattia di un bimbo ci mette ansia, ma i bimbi, sopratutto se molto piccoli, leggono la situazione dallo stato d’animo del genitore. Per quando sia difficile, sui bimbi piccoli, diamo la medicina con atteggiamento calmo, allegro, giocoso, solare. - via libera al gioco simbolico (“un po’ la medicina la prende la bambola, un po’ la diamo a te”). Non fingiamo di prenderla noi, se stiamo bene; se è vero che la medicina la prendono le persone malate, possiamo fingere che sia malata la bambolina, ma meglio non fingere di essere malati noi.
- coinvolgiamo i bambini, senza renderli passivi.
Prima di dare lo sciroppo, prendiamo insieme il cucchiaino, facciamo annusare lo sciroppo. Se somministriamo con la siringhetta da mettere in gola, ricorda che per un bimbo quella “siringhetta” è grande quanto lo sarebbe per noi una bottiglia da un litro. Prima, quindi, giochiamo insieme con la siringhina vuota, facciamo vedere come funziona, come è fatta. - diciamo la verità: se per rendere la medicina meno amara la mettiamo nel succo di frutta, diciamolo.
“Se è amaro, lo mettiamo nel succo così è più buona”; non nascondiamo, non raggiriamo (altrimenti non ci stupiamo se al prossimo malanno di stagione faranno l’inferno pur di non prendersi la medicina). - Non usiamo le medicine come minacce o punizioni per i bambini: se abbiamo nel nostro repertorio frasi come “se non fai il bravo andiamo a casa e ti do la medicina”, non ci stupiamo se somministrare un’aspirina quando sta male è un’impresa impossibile.
L’argomento è così articolato che ci ho dedicato un’intera puntata di podcast, anche perché dipende dall’età del bambino, dalla frequenza con cui deve prendere il farmaco e le esperienze di malattia o ospedalizzazione pregressa.
Come ripartire dopo uno stop?
Tanto per tranquillizzarti, ti dico che tornare alle vecchie routine non è di per sé difficile, anzi, la cosa migliore da sapere è che non è necessario tornare esattamente alle vecchie routine, bensì è importante crearne di nuove. Non da zero, almeno.
Infatti, una delle cose che ho imparato più come mamma, osservando le mie gemelle, che come professionista della pedagogia, è che durante i periodi di interruzione delle routine, che siano dovuti ad una vacanza o alla noia e al riposo forzato di un periodo di malattia, i bambini crescono più in fretta.
Oltre alla mia osservazione empirica, sono anche le neuroscienze che dimostrano che anche i periodi di malattia e riposo, soprattutto grazie alle maggiori ore di sonno, influiscono positivamente sulla crescita e sull’immagazzinamento di più abilità.
Puoi ascoltare il mio podcast su come ripartire dopo un periodo di stop dalle routine della “normalità”, anche quando lo stop è dovuto ad un periodo di malanni stagionali o situazioni particolari.
Come ripartire con asilo e scuola dopo una settimana di malattia?
Pensiamo ai bambini al primo anno di asilo, che hanno finalmente terminato il processo di ambientamento ma si ammalano e stanno a casa per una settimana.
Pensiamo ai bimbi al primo anno di scuola elementare, quando l’assenza da scuola inizia a diventare qualcosa di un po’ più serio, in cui rischiano di restare indietro con le cose da imparare.
Anche qui, no panic!
Ricordiamo sempre che i bambini hanno processi di apprendimento e recupero molto diversi da quelli degli adulti e anche degli adolescenti. Un mese di ambientamento all’asilo non verrà spazzato via da una settimana a casa per febbre e influenza e quello che hanno imparato a scuola non sarà cancellato dal riposo forzato.
Anzi, come detto in apertura, questo riposo forzato e stop di informazioni provenenti dall’esterno di qualche giorno possono essere addirittura benefici per i loro processi di immagazzinamento delle informazioni.
Detto questo, soprattutto per i bambini della scuola primaria, possiamo
- usare le chat dei genitori in modo utile e tenersi aggiornati sulle attività fatte a scuola, in modo da aiutare il bimbo a recuperare quando starà meglio
- chiedere, se necessario, alle maestre, di rallentare e ripetere parte delle attività nei periodi di maggiore diffusione dei mali di stagione; anche in questo caso, la richiesta può arrivare da più mamme, o da tutte. E confidate nei maestri e maestre, anche loro sanno bene che ci sono periodi in cui il programma ha bisogno di rallentamentI;
- affidiamoci ai loro amici preferiti di scuola, e loro famiglie; quando non avevamo i cellulari e ci ammalavamo, chiamavamo a casa i nostri compagni di banco per farci raccontare cosa si è fatto a scuola e questo ci permetteva di avere una connessione con l’ambiente di classe e sentirci coinvolti.
Non togliamo la possibilità, ai nostri bambini di essere coinvolti e connessi con i loro ambienti extra familiari, anche quando sono a casa.