Premiare i bambini con i dolci o con il cibo in generale è un errore terribile che spesso i nostri genitori hanno fatto con noi (e ora parliamo meglio anche delle conseguenze che questo approccio ha avuto sulla nostra generazione).
Ci sono in compenso molti modi per dare rinforzo positivo ai bambini che, pensa un po’, in realtà non hanno bisogno dei nostri premi per capire che “hanno fatto bene”, siano essi cibo (il male assoluto) o altri mali relativi.
[Lo dico fin da subito, i toni di questo articolo saranno perentori e per nulla “dolci”, come di solito accade in questo blog in cui parlo di disciplina dolce per bimbi e per genitori. Premiare i bambini con il cibo è un errore, senza se e senza ma, e fa male, senza se e senza ma].
Premi e punizioni: perché non sono la soluzione migliore, a prescindere.
Chi mi segue da u po’, nel mio podcast, su Instagram e ovviamente in questo blog, sa che per la Disciplina Dolce la dinamica di premi e punizioni non è mai la soluzione migliore ma, in molti casi, solo la soluzione più veloce. Questa è la prima delle scomode realtà che la disciplina dolce svela al mondo dell’educazione e della pedagogia.
Ma se dire ad un bambino “metti a posto i giochi altrimenti niente parco” è una soluzione veloce in alcuni casi “emergenziale”, che non messa in un circuito fitto di punizioni e premi può non avere conseguenze indelebili, quando la punizione è “se non mangi la pasta, niente dolce” o, peggio “sei fai il bravo andiamo a prendere il gelato” può comportare conseguenze
- nei comportamenti alimentari del bambino e dell’adulto
- nel suo rapporto (consolatorio o punitivo, comunque tossico) con il cibo
- nel suo rapporto con il genitore, per antonomasia figura “nutrimento”.
Se tuttavia come pedagogista mi risulta più semplice far capire ad un genitore che le punizioni come metodo per far fare ai bambini quello che vogliamo noi è un approccio tendenzialmente manipolativo, seppur fatto a fin di bene, ben più complesso è spiegare perché in generale i premi non sono utili. Se i premi sono associati al cibo, sono anche doppiamente deleteri.
I bambini non hanno bisogno di premi
Prima di scendere nel dettaglio dei rischi di alimentare l’autostima dei bambini con il cibo attraverso il cibo come premio, ci tengo a sottolienare che in generale tutti i premi non sono realmente utili al bambino.
Quando un bambino riesce a fare qualcosa (a mangiare da solo, a mettere a posto la cameretta, a fare un bel disegno, a prendere un bel voto) ha già in sé su un piano fisiologico e cognitivo un senso si soddisfazione. Ha raggiunto un obiettivo, e lo sa.
Se iniziamo ad inserire in modo costante e certosino un premio ai loro traguardi, quello che generiamo è il senso per cui un “achievement”, un obiettivo, ha realmente senso solo se riconosciuto ufficialmente dalla figura adulta di riferimento.
Creiamo in pratica una dipendenza dal nostro giudizio che rischiano di portarsi dietro per sempre.
Comoda per i genitori, certo, ma non per loro.
Pensiamo a quanto noi stessi siamo in molti casi ancora dipendenti, anche da adulti, dall’approvazione dei nostri genitori per le piccole (e grandi) scelte quotidiane (no, non siamo venuti su bene lo stesso nonostante ci abbiano cresciuti con la dinamica di premio-punizione).
Sui tanti modi alternativi per dare “rinforzo positivo” ai nostri bambini, ne parliamo in chiusura di questo articolo; adesso vorrei arrivare al nocciolo del topic di oggi:
Perché premiare i bambini con il cibo è sempre una pessima idea
Dare la caramella se un bambino fa una cosa che “ci piace”, è pericolosissimo e rischia di incidere in modo indelebile sul rapporto che il bambino ha e avrà anche da adulto con il cibo e l’alimentazione, aumentando esponenzialmente il rischio di disturbi del comportamento alimentare,
Molti adulto vivono il cibo come un elemento consolatorio (mangiare dolci per consolarsi) o punitivo (smettere di mangiare se non si rispettano più dei canoni imposti dall’esterno).
In entrambi i casi, quello che si blocca è la capacità di ascoltare i propri bisogni alimentari ed emotivi.
Si blocca la capacità di capire se si vuole mangiare un cioccolatino per innocente golosità e voglia o se per colmare qualcosa. Si interrompe la capacità di capire se non si sente fame o ci si priva di cibo perché si è davvero inappetenti momentaneamente o se perché ci si sente “immeritevoli” di un premio.
Il cibo non è una cosa da “meritare”, ma è una parte imprescindibile della vita.
Se il premio-cibo viene da una figura associata al nutrimento per antonomasia, come la mamma o il genitore accudente, il pericolo è incredibilmente accentuato, compromettendo anche il rapporto con il simbolo del nutrimento (se papà non mi porta a mangiare il gelato perché non l’ho meritato, vuol dire che non merito né il gelato/cibo né l’amore di papà).
So che ho colpito a fondo nel cuore di più di qualcuno, e mi dispiace, Ma ci tengo affinché proteggiate i vostri bambini da pratiche ancora molto diffuse, così tanto che spesso le mettiamo in pratica senza consapevolezza.
Dare i dolci come premio compromette il rapporto con il resto del cibo
Non si contano i genitori che lamentano il fatto che i bambini non amano le verdure o qualunque altro tipo di cibo “sano”, o comune parte della loro alimentazione.
Ma c’è poco da stupirsi, in fondo, se usiamo come prassi quella di premiare con il dolce il bambino che mangia i broccoli o la pasta.
“Ti do la cioccolata solo se mangi i broccoli/la pasta/la frutta” è un errore di comunicazione oltre che pedagogico.
Il cibo è piacere, nutrimento, ma anche esplorazione dei proprio gusti. Un bambino a volte non mangia pasta perché di default la pasta per bambini è poco gustosa, sempre uguale a se stessa, oppure in porzioni eccessive per i piccoli.
Se invece di esplorare i motivi per cui un bambino vuole alcune cose e altre no, preferiamo la scorciatoia del cibo-premio vs cibo-sopportazione, non c’è da stupirsi se i piccoli cresceranno amanti del junk food.
e Se nella scuola danno caramelle come premio?
Il premio, anche quello alimentare, è una soluzione immediata ad un problema.
Per gli educatori ed educatrici nelle scuole materne ed elementari, il problema immediato è quello di tenere ordine, “contenere” i bambini, e quindi è ovvio che siamo tutti solidali verso la categoria.
Tuttavia, non possiamo dimenticare che un problema risolto in pochi minuti non deve comportare conseguenze lunghe nel tempo, con cui i bambini dovranno fare i conti per il resto della vita, con i genitori nella migliore delle ipotesi, da soli nella peggiore.
Se gli educatori nelle scuole danno le caramelle o i dolci come premi, abbiamo la possibilità (e l’autorità) di parlarne con loro, e chiedere di non farlo, per non inficiare sul rapporto dei bambini con il cibo.
Se il metodo persiste, lo dico in modo molto diretto, valutiamo la possibilità di considerare altre scuole, anche logisticamente più scomode.
Alla lunga, è molto più “scomodo” dover gestire un disturbo del comportamento alimentare.
E se i nonni premiamo con il cibo?
I nonni sono spesso per noi genitori, soprattutto in Italia, in un sistema paese poco Family friendly, la sola risorsa, il solo prezioso ammortizzatore sociale, il solo supporto alla genitorialità.
So anche però che spesso i nonni non hanno delle loro idee e approcci educativi che non condividiamo per non parlare del fatto che sono anziani, stanchi, e sì, loro hanno più di tutti bisogno di soluzioni immediate quando i bambini diventano “incontrollabili”.
Beh, io consiglio ai genitori che si affidano ai nonni di fare una selezione delle “battaglie” da combattere; non lamentiamoci per tutto, alla luce dei grande supporto che ci danno, ma su alcune cose (come premiare i bambini con il cibo, come anche con il punirli in generale) è il caso di essere assertivi.
Rispettosi e grati, ma assertivi.
Fanno andare i bambini a nanna più tardi rispetto alle nostre regole e routine di casa? Ok, forse non è grave, possiamo soprassedere.
Fanno guardare la tv più a lungo? Ok, magari ogni tanto può succedere.
Premiano i bambini con il loro cibo preferito se fanno qualcosa di meritevole? No, prendiamo la nostra autorità genitoriale e chiediamo ai nonni di non farlo, perché fa male al bambini.
Alternative per “premiare” i bambini: l’importanza del rinforzo positivo
Come promesso, alcune idee alternative ai premi come rinforzo positivo per un’azione “buona”, per qualcosa di bello e/o meritevole che hanno compiuto.
- Sei stanco di aver fatto i compiti, ma sei anche un po’ soddisfatto? (imput all’analisi dell’emozione provata). Se vuoi adesso puoi giocare al tuo gioco preferito (consequenzialità delle azioni e senso di responsabilizzazione)
- Hai vinto la corsa a scuola, sei felice? è stato divertente? (attenzione sulle emozioni)
- Hai messo a posto tutti i giochi! Che bello, adesso facciamo una cosa insieme? Una passeggiata o un gelato, cosa ti va? (ok il gelato, ma insieme ad un elenco di altre opzioni di “riposo”, possibilmente insieme)
- Invece di promettere la cioccalata dopo le verdure… assaggiamo le loro verdure. A noi piacerebbero? Magari il bambino è pronto per un condimento più saporito… A volte capire il perché di quello che fanno o non fanno i bambini è difficilissimo, ma puoi provare a seguire alcuni di queste idee.