E’ davvero così difficile capire i bambini?
Da educatrice e soprattutto da advocate della disciplina dolce, in realtà, la domanda che mi sono sempre fatta ascoltando molti adulti è…
“è davvero così facile capire i nostri bambini?”.
Siamo spesso convinti di conoscere perfettamente i nostri piccoli, per il semplice fatto che sono nostri figli, e invece applichiamo etichette, usiamo schemi educativi che abbiamo passivamente ereditato dai nostri genitori (o anche nonni e bisnonni) e non ci concentriamo su quanto sia importante cercare di capire i reali sentimenti e le emozioni dei bambini, soprattutto di quelli al di sotto dei 4-5 anni, meno in grado di esplode tutto con le parole.
Oggi facciamo insieme un viaggio attraverso sette regole, o meglio, sette metodi utili per capire meglio i nostri bambini, essere guide più empatiche e vicine ai loro reali bisogni.
Si tratta di punti fermi della disciplina dolce, alcuni più semplici da applicare, semplicemente cambiando prospettiva, altre più complesse.
Se vuoi conoscere meglio il mondo della disciplina dolce, oltre a seguirmi qui sul blog e su Instagram, puoi ascoltare il mio podcast.
1 – Non relazionamici ai piccoli come se fossero adulti
Facciamo spesso questo errore quando applichiamo su di loro e sui loro comportamenti e ragionamenti che sono tipici dei grandi.
Quando usiamo frasi come “non può vincere sempre lui”, “mi fa i dispetti”, “è un bambino aggressivo“, stiamo non solo etichettando (gaffe della quale parliamo meglio tra un attimo) ma stiamo applicando ai piccoli degli archetipi e dei modelli comportamentali e mentali che sono “da grandi”.
Per iniziare a capire e metterci di più e meglio nei panni dei nostri bambini, interiorizziamo il fatto che il loro cervello è ancora immaturo, si sta formando, e alcuni comportamenti che vediamo in loro non sono causati dagli stessi ragionamenti che farebbe un adulto.
Se un adulto tira un pugno è per fare male e reagire (male) alla rabbia.
Se un bambino tira un pugno è perché non sa come “è opportuno” usare il corpo per manifestare un’emozione, tra cui anche amore e affetto, oppure perché ancora non sa “cosa può fare” con quella manina, ecc. ecc. ecc.
2 – Rendere il mondo più a loro portata… per quel che possiamo
Ricordiamo che i piccoli sono in un mondo progettato per i grandi: dalle strade, alle case, dalle scale ai bus, passando per i supermercati e spesso anche le loro camerette non sono alla loro piccola portata.
Cerchiamo di non coinvolgerli in attività prettamente create per adulti e per noi genitori, pretendendo che si comportino come piccoli adulti.
Qui ho dato dei consigli su come fare la spesa al supermercato con i bambini, cosa difficile proprio perché la fretta, i prodotti, i suoni, le dimensioni, rendono i supermercati dei luoghi non adatti ai bambini.
Qui invece ti do una mano sulla gestione dei bambini al ristorante.
3 – Cerchiamo di limitare le etichette
Sarà sempre difficile capire davvero l’indole e la natura, nonché i sentimenti dei nostri bambini e dar loro il giusto e meritato peso, se un giorno decidiamo, e iniziamo a ripetere e a ripeterci, che nostro figlio è
“un bambino prepotente”
“un bambino ubbidiente”
“un bambino dispettoso” e via dicendo.
Queste etichette condizioneranno te e il tuo comportamento nei confronti dei piccoli, impedendoti di capirne i quotidiani cambiamenti da piccoli e persino di accettarne le scelte da adulti.
Inoltre, rischiamo di inficiare anche la percezione che loro hanno di loro stessi.
4 – Prova a guardare il mondo con i suoi occhi
Nell’albo illustrato RISCOPRIRE, io e l’illustratrice Veronica Arrigoni abbiamo provato a raccontarti come i bambini vedano mille nuovi mondi possibili dove noi vediamo, ad esempio, le semplici uova o una fila di prodotti al supermercato.
Trovi l’albo RISCOPRIRE su Amazon.
Tieni sempre a mente che i piccoli sono degli esploratori: del mondo sanno quello esperiscono (spesso per la prima volta) con i cinque sensi e quello che riescono ad immaginare di quanto esperito. E la loro immaginazione non ha confini.
5 – Conosci l’ascolto attivo?
L’ascolto attivo è un tipo di ascolto e comunicazione basato su empatia, contatto visivo e accettazione.
Per capire i bambini, partendo da quello che provano in ogni momento, è una sfida complessa ma molto importante e la comunicazione verbale e prossemica è uno dei primi strumenti che abbiamo a disposizione.
Prendiamo la buona abitudine di abbassarci (proprio fisicamente) al loro livello quando abbiamo qualcosa da comunicare, compreso “questo non si fa perché rischi di farti male”.
6 – Impariamo ad essere flessibili
(ci fa bene non solo come educatori)
Se da un lato le routine sono importantissime per i bambini, che hanno in esse dei punti fermi in un mondo in cui per loro è tutto meravigliosamente ma spaventosamente nuovo, è anche importante per noi adulti essere abbastanza flessibili da capire quando è il momento opportuno per modificarle.
E come facciamo? Osservando i piccoli, capendo che quando non seguono più una routine come la settimana precedente non è perché “fanno i capricci“, ma perché forse la loro veloce evoluzione li ha portati uno step più in là, e sono pronti ad un piccolo cambiamento. E ovviamente hanno bisogno di essere accompagnati da te.
7 – Liberarsi dell’ideale per innamorarsi del reale
Solo quando siamo pronti a liberarci dell’immagine del figlio che avevamo in mente, solo quando ci scrolliamo di dosso il genitore ideale che pensavamo di diventare fin da quando per la prima volta ci siamo immaginati genitori, saremo davvero pronti a capire e amare incondizionatamente i nostri figli reali.
Non solo.
Una volta liberatici di quell’ideale (spesso inarrivabile), un mostro caratterizzato dal meglio dei nostri genitori e quello che vedevamo nei telefilm, saremo genitori più liberi e quindi più aperti a capire davvero i nostri figli.
Quando non vorremo più diventare una Gilmore Girl o un membro della famiglia Robinson, per intenderci, saremo finalmente in grado di amare noi stessi come genitori, imperfetti ma disposti ad evolvere, a metterci in gioco e in discussione.