Nonni invadenti che non rispettano il nostro modello educativo, che fanno o fanno fare ai nostri figli cose che non apprezziamo…
ma siamo consapevoli del loro valore enorme su un piano emotivo per i bambini e pratico per noi. Come fare?
Come manifestare un disagio e far capire le ragioni dei nostri modelli e delle nostre scelte genitoriali senza ferire e senza creare circuiti viziosi di silenzi passivi aggresivi e “sopportazione”?
Ne ho parlato anche in una live con Veronica Arrigoni , educatrice parte del mio team di supporto pedagogico per famiglie con bambini da zero a quattro anni.
Mettiamo insieme i consigli pratici migliori venuti fuori da questa chiacchierata con i genitori che ci seguono anche su Instagram.
Prima di dare consigli pratici per nonni invadenti, non in grado di rispettare le nostre scelte educative e che sembrano metterci anche i bastoni tra le ruote nel nostro vivere la genitorialità in modo sano, partiamo da tre postulati importanti
1. Tutti facciamo ciò che riteniamo essere il meglio (per i bambini) con gli strumenti che abbiamo a disposizione;
gli errori che possono aver fatto i nostri genitori con noi o i nostri suoceri con mogli e mariti, non sono stati fatti, il più delle volte, salvo casi limite, in malafede. Alla luce di questo, una buona comunicazione e un buon approccio da parte nostra può davvero ribaltare situazioni complesse di disagio o disaccordo.
2. Lasciamo i disaccordi, dissapori e divergenze personali o basate su altro al di fuori dei disaccordi educativi.
Far capire ad un nonno cosa crediamo sia meglio per i nostri bambini e cercare di far rispettare questa scelta anche nell’ambito dell’aiuto che ci danno, non ha a che fare con dissidi basati sul carattere e non è la giusta ragione per rinfacciare eventuali errori che possono aver fatto con noi.
Insomma, con i nonni con cui ci sono piccoli grandi irrisolti, vale lo stesso discorso dei dissapori della coppia: quando si parla di noi adulti lasciamo fuori i bambini.
3. L’onere educativo è dei genitori. Fino a 10-12 anni noi genitori abbiamo la massima responsabilità della loro educazione e anche lasciare i bambini con i nonni tutto il giorno, è una scelta che avrà delle conseguenze nella loro crescita.
L’appoggio dei nonni è importante, ma un’onere troppo grande in termini di tempo corrisponde al far educare i bambini a persone con schemi mentali di altri tempi e soprattutto con meno energie.
Dette queste premesse importanti, veniamo a qualche strumento possibile per “correggere” i nonni nell’ambito dell’aiuto preziosissimo che possono darci.
Ricordiamoci di essere adulti
Un disaccordo non deve per forza diventare una crociata, una guerra santa e una guerra di prevaricazione.
Diamo per scontato che i nostri genitori o i genitori dei nostri co-genitori e partner non possano capire il nostro punto di vista, ma sbagliamo: ad esempio, la Disciplina Dolce, se ben spiegata, conquista tutti.
Quel “ben spiegata” può fare la differenza (ricorda che ti stai interfacciando con qualcuno che ama i tuoi figli, e che quindi è pronto ad essere coinvolto in tutto ciò che palesemente fa bene a loro).
In questi casi, i paradigmi della comunicazione non violenta possono tornare molto utili, per cui passare da “Non voglio che tu faccia così” avrà meno successo di un “preferisco che non faccia così” .
Ancora di maggiore successo può essere l’approcci “preferisco che tu non faccia così perché…”, con tanto di spiegazione.
Quando dico “ricordiamoci di essere adulti” non intendo solo cercare di non creare immature spirali di dispetti e rivendicazioni, comunicando da persone mature, ma anche di prendere consapevolezza del proprio “potere”, della propria assertività (rivedi il punto 3).
Il fatto che i nonni ci diano un aiuto prezioso al quale non possiamo permetterci di rinunciare su un piano pratico, non vuol dire che dobbiamo supinamente accettare che i nonni usino pratiche che per noi e il nostro approccio non vanno bene, perché “tanto non capiscono”.
Se puniscono i bambini o usano il metodo premi-punizioni, e a noi proprio non va bene, è nostra responsabilità non accettarlo.
Stabiliamo una lista dei valori assoluti
I nonni non sono educatori, e l’onere educativo dei nostri figli è nostro. Tuttavia, ci può essere una scala di priorità che prevede dei punti sui quali possiamo soprassedere e altri sui quali invece no.
Ad esempio, io non amo lasciare troppo le mie bimbe davanti la TV e sono come sai contraria alla logica premi-punizioni.
Tuttavia, in una mia scala prioritaria, sono disposta a soprassedere se la nonna, magari quando è stanca, lascia di più le bimbe davanti alla tv mentre non accetterei mai che usasse il cibo come ricompensa.
Una via di mezzo potrebbe essere se, per tenere le bimbe buone, dicesse loro “se mettete a posto i giochi vi porto al parco” (premi e punizioni sono una scorciatoia, e a volte i nonni, se stanchi, possono aver bisogno di soluzioni facili e veloci; l’importante è far capire ai piccoli che è un’eccezione e che la prassi è a casa con i genitori. Ed è diversa).
Dunque fai un elenco di cose messe in atto dai nonni nel tempo trascorso con i piccoli e stabilisci per quali cose “val la pena” affrontare il discorso in modo circostanziato e assertivo.
Anche i nonni hanno bisogno di rinforzo positivo
Oltre alla lista delle cose che i nonni fanno e che magari ci fanno storcere il naso, teniamo sempre davanti agli occhi una lista di cose per le quali questi nonni sono preziosi!
Fai un elenco di cose per le quali voi genitori siete grati ai nonni, dal tempo alle parole nuove che insegnano ai piccoli, per i loro racconti di tempi lontani come per i soldini che mettono da parte per i nipoti.
E oltre a ricordarcelo, ringraziamoli periodicamente. Anche senza cerimonie, anche senza aspettare momenti solenni, nella quotidianità.
Anche gli adulti hanno bisogno del rinforzo positivo, del sentirsi ribadire che i loro sforzi e persino il loro affetto sono realmente apprezzati e chiamati con il giusto nome.
(A volte non lo facciamo perché il rinforzo positivo sono i nostri genitori a non averlo dato a noi… ma come detto al punto 2., qui non si parla di noi e del nostro ruolo genitori-figli ma della dinamica genitori-nonni-nipoti. E poi può essere questo uno dei tanti step che compiamo per rompere vecchie catene generazionali).
Comuncazione assertiva ma non aggressiva
Imparare a comunicare è il modo per diventare “leader” sicuri per i nostri figli… ma non solo.
Anche verso gli adulti possiamo imparare ad avere un approccio comunicativo non giudicante, empatico, rispettoso delle emozioni di chi ci sta di fronte.
Comunicare bene vuol dire non solo accogliere le emozioni del destinatario della nostra comunicazione ma anche accettare ed esprimere le nostre emozioni di disagio e disappunto; spesso dietro al rifiutarci di comunicare una nostra necessità non c’è tanto o solo la certezza di non essere ascoltati ma una delegittimazione da parte nostra, della nostra stessa emozione.
Dopo la live di cui parlavo in apertura, una mia lettrice e seguace sui social, mi ha scritto di aver avuto un’idea: scrivere una lettera a sua madre in quanto nonna, per ringraziarla ma anche per chiedere che alcuni suoi bisogni come madre ed educatrice fossero rispettati.
L’esperimento è riuscito, perché le parola scritta, con calma e con la giusta “gestazione” di parole ed emozioni, può essere uno strumento di comunicazione diretto ma anche “lento”; soft, in grado di fare arrivare il messaggio al cuore, non solo al cervello.
Vi lascio, infine, con un quarto punto da tenere sempre a mente: