Lavorare su se stessi per essere buoni genitori. Sì, ma come si fa?

Disciplina Dolce

Lavorare su se stessi per essere buoni genitori. Sì, ma come si fa?

Per essere buoni genitori, non ci sono regole fisse da seguire (magari ci fossero!), ma il lavoro su se stessi è fondamentale, e per quello, per fortuna, è possibile dare delle indicazioni e del supporto.

Come pedagogista e consulente di famiglie con bambini da zero a sei anni, il lavoro sulle ansie, le frustrazione e l’approccio del genitore è sempre centrale, perché no, il problema non è mai (ma proprio mai) il bambino che fa i capricci, il bambino che dà i morsi, il bambino che non socializza.

Un bambino ha un cervello immaturo, in fase di formazione ed evoluzione e noi siamo lì, con lo scopo di capire, accompagnare, rendere fluida e positiva questa evoluzione.

Ma essere genitori è sfidante, lo sappiamo tutti e tutte più che bene.
Abbiamo le nostre ansie, le nostre frustrazioni, le nostre paure e anche la sempre presente possibilità di “perderci di vista” come individui.

Primo spoiler di questo articolo: lavorare sulla propria individualità e focalizzare sul proprio percorso è un aspetto fondamentale.

Lavorare su se stessi per essere buoni genitori

Imparare a darsi il giusto valore nella propria vita

Essere genitori vuol dire sapersi dare e riconoscere il ruolo di guida. Mettiamo i nostri piccoli in un mondo complesso, che non è a loro misura, in tutti i sensi.
Insegnare loro a riconoscere, accogliere, gestire le loro emozioni per essere persone felici e, un giorno, adulti migliori, non può prescindere da un lavoro di crescita personale che mette te stesso, come genitore, al centro.

Non ti sto invitando ad essere egoista e pensare a te stesso/stessa: non ti dirò di andare più spesso a fare shopping, spendere più soldi per te, non dedicare troppo tempo ai bambini, e non perché non creda che queste cose siano anche parzialmente utili ma perché non è questo il punto.

Limitare la cura del sé allo shopping o al togliersi piccoli sfizi è solo il modo più semplice per darci un contentino, nella dura vita da genitori.

Rimettersi al centro vuol dire

  • capire il tuo (importante) ruolo nella tua vita, dunque
  • riconoscere e accettare il tuo potere, enorme responsabilità;
  • riflettere questo ruolo importante nella vita di tuo figlio.

Mettersi al centro non vuol dire “viziarsi”, anzi, è un processo di complessa resposnsabilizzazione.

Se poi si è in coppia, ridare il giusto posto e peso alla coppia

Anche qui, non è questa la sede in cui parlo dell’importanza di uscire da soli, senza bambini, addirittura in alcuni casi concedersi un fine settimana da soli quando si ha la possibilità (non solo economica) di lasciare i bambini a qualcuno di fidato.

Mettere al centro la coppia si può fare anche senza andare a cena fuori (anzi, se si va a cena fuori e non si parla, non si ride, non si “flirta”, non si discute, non è rimettere al centro la coppia, è solo uno spostamento geografico).

Il punto è che anche mettere al centro la coppia genitoriale non è un atto di egoismo, ma un dovere che abbiamo verso i nostri piccoli che, nelle famiglie bigenitoriali, interiorizzano quel cerchio magico intorno al quale si sviluppa la fiducia che loro avranno verso il mondo.

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Allenarsi alla flessibilità

Per essere genitori “ci vuole un fisico bestiale”, e una mente che non sia da meno.
Non solo, infatti, dobbiamo seguire la vita e la crescita “fisica” dei nostri bambini, ogni giorno più grandi, più veloci, più pesanti da portare in braccio e più vivaci.
Dobbiamo accompagnare soprattutto l’evoluzione della loro mente, il loro rapporto con le routine e le regole.
Flessibilità vuol dire anche, ad esempio, capire quando è il momento che cambiare una regola o una routine, quando riconcentrare il nostro modo di fare le cose, insieme e in autonomia.

In questo la flessibilità è davvero importante, per non vivere ogni cambiamento con stress e non farlo vivere come un momento di stress anche a loro, ai nostri bambini.

Qui ho detto come allenarsi alla flessibilità e perché

genitori flessibili - yoga

Allenare il pensiero divergente

Restiamo in tema di talenti da allenare.

Parlo di talento perché il pensiero laterale e divergente sono una capacità del genere umano, che tendiamo poi a perdere durante la crescita, per convivere e talvolta sopravvivere agli schemi che ci vengono imposti nell’ambiente in cui nasciamo.

Secondo il suo primo teorico, lo psicologo statunitense J.P. Guilford , il pensiero divergente è la capacità di trovare più possibili strade e soluzioni allo stesso problema, utilizzando un approccio fluido, flessibile, originali e infine, elaborate (cioè saper poi passare dall’idea alternativa alla sua pragmatica messa in pratica). 

Vogliamo degli esempi di pensiero divergente? Basta guardare i nostri bambini al di sotto dei sette – otto anni, mentre giocano nel pieno del loro flow, il flusso che muove il gioco autonomo.

Qui ti parlo di come allenare il pensiero divergente

Imparare a gestire le frustrazioni

urlare ai bambini

Per aiutare i nostri figli a conoscere, gestire e trasformare le proprie emozioni negative in risorse, dobbiamo imparare anche noi a gestire le nostre frustrazioni.

Ricordiamo sempre che la disciplina dolce accoglie tutte le emozioni, anche le peggiori, anche la rabbia e la frustrazione. E le accoglie perché ogni emozione è legittima, non va negata, ma va gestita e gestata, al fine di possederla davvero e trasformarla in qualcosa di positivo o comunque di limitare i danni.

La vita dei genitori porta molto spesso a veri e propri burnout genitoriali, un esaurimento e un’apatia da eccesso di stress: il dover gestire troppe cose insieme, lunghi periodi di carico fisico ed emotivo, notti insonni, preoccupazioni spesso unite a disaccordi con il co–genitore o con l’entourage dei genitori, porta mamme e papà ad un livello molto alto di stress. 

Imparare a gestire irrisolti, accumuli di rabbia, emozioni negative dirompenti non è semplice, infatti io continuo a supportare l’idea di affidarsi a dei professionisti (coach, psicologi, psicoterapeuti), che possono aiutarci a fare luce sul nostro mondo interiore.

Non aver paura di essere adulti

La cosa più difficile di tutti; soprattutto chi è nella fascia millennial e Generazione X, maggiormente vittime dell’idea secondo cui crescere, diventare adulti, è una trappola, una fregatura dalla quale non si ricava nulla di buono.

Vogliamo spesso restare genitori bambini, cresciamo con la chimera di fare, dopo la nascita dei figli, esattamente quello che si faceva prima, come si faceva prima.
Questo attaccamento ad uno stato di eterna infanzia rischia di non responsabilizzarci, di non metterci al centro, di non accettare il fatto di avere un potere nella nostra vita.

Essere adulti è molto più “rock” di quanto non si immagini: bisogna diventare flessibili, comprensivi, accettare continui cambiamenti e adeguarvisi con consapevolezza, senza perdersi di vista: una cosa sfidante ma bella, come essere genitore.

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