Sei sicura che tuo figlio sia un monello?

Disciplina Dolce

Sei sicura che tuo figlio sia un monello?

Approfondisci con l’articolo BAMBINI MONELLI, COME FARE?

“Mio figlio è un monello” 

“Mia figlia è un terremoto”

“I miei figli sono terribili” 

“Mia nipote è capricciosa” 

Spesso mi capita di sentire mamme che utilizzano questi appellativi con i loro bambini, e di esempi ne potrei avere a centinaia.

Ci viene così naturale, come se non riuscissimo a trovare altro modo per definire i nostri bambini. Ovviamente so che non sono frasi dette con cattiveria e che nella nostra quotidianità ci può sfuggire, ma vorrei oggi darvi uno spunto di riflessione. 

Eh si, perché anche se non sembra stiamo etichettando i nostri figli. Li stiamo inserendo in una categoria, dalla quale uscire è più complesso di quanto possa sembrare.


Etichettando così i nostri bambini rischiamo di creare un circolo vizioso per cui il nostro bambino viene quasi “giustificato” nel comportarsi in un certo modo “perché lui è così”. 

Il bambino che si sente definire “monello”, in un certo qual modo rimarrà in quel comportamento poiché non si sentirà in grado di uscirne. 

“Sono monello dunque le mie azioni sono giustificate, non è colpa mia, sono fatto così!” 

Questo discorso vale anche per quelle frasi che diventano quasi profezie che si autoavverano: 

“Sei disordinato!” 

“Sei una lagna!” 

“Sei un disastro!” 

La loro autostima è importante! 

Queste frasi, che sono certa siano dette con tutto l’amore del mondo e spesso ripetute con il sorriso sul viso, rischiano di ledere la loro autostima poiché li definiscono in una categoria che magari non gli appartiene. 

Cosa suggerisce la Disciplina Dolce? 

Il mio suggerimento universale è quello di metterci nei loro panni: noi saremmo felici se tutti i giorni il nostro capo ci dicesse “va beh tanto tu sei incompetente”? – non credo proprio! 

Esempio pratico: 

Giovanni non riordina mai i giochi. 

La mamma disperata e stanca di dover sempre riordinare tutto, tutti i giorni gli ripete che è un bambino disordinato, che è indisciplinato, che non la ascolta mai. 

Il rischio più grande – Nel farlo con quotidianità, e sopratutto di fronte ad altra gente – sarà quello che Giovanni non si sentirà in grado di riordinare  perché chi gli sta vicino non crede che lui possa farlo. 

Nella sua mente passa il concetto che lui è disordinato, quindi non è un grado di essere ordinato. Perché non lo è. Ma è davvero così? Assolutamente no! Sono pochi i bambini che spontaneamente hanno voglia di riordinare, sta al genitore trovare la strategia giusta per rendere il riordino una parte utile sella quotidianità. 

Ok, ma allora come posso fare quando DAVVERO NON RIORDINA MAI?? 

Possiamo abbassarci al suo livello – proprio fisicamente! – guardiamolo negli occhi  e gli diciamo che, anche se potrebbe essere noioso, riordinare è importante e facendolo insieme possiamo fare più velocemente! Oppure trovare un gioco o una canzone che renda il momento più divertente! 


Facciamolo per il bene della loro autostima, crediamo in loro, perché i bambini sapranno stupirci, sanno andare oltre alle etichette e dimostrarci che sono molto più di quello che pensiamo!! 

Elena

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