Giocare con i figli ti annoia? Oppure ti piace giocare con i bambini ma spesso sono insistenti e tu proprio non vuoi o non puoi? Molti genitori ed educatori possono riconoscersi nel non avere voglia di giocare con i bambini, sentendosene anche in colpa. Capita spesso anche ai nonni, di dover trascorrere molte ore con i nipotini che vogliono sempre giocare e, ovviamente, in molti momenti, non avere le energie fisiche e mentali per star dietro ai loro giochi.
Come mediare il bisogno dei bambini di giocare con noi adulti con la nostra non voglia o, spesso, poca energia per stare dietro ad un gioco, che magari potrebbe durare ore?
Possiamo essere i genitori, educatori, nonni più presenti e partecipativi del mondo, ma so bene che alla terza ora di tè con l’orsetto Bubu, l’adulto che è in noi urla “libertà!!”,
In questo articolo e nella puntata 87 del mio podcast, ti do delle dritte e delle indicazioni su come far sì che le richieste di giocare insieme dei bambini non diventino un incubo o un dovere dal quale proprio non sappiamo liberarci.
Puoi anche approfondire il mondo del gioco nell’infanzia nel video corso L’arte del gioco, in cui scoprirai tutti gli aspetti pedagogici e pratici dei giochi per bambini, dal loro valore, alla gestione dei regali e delle sorprese, fino a raggiungere la pratica dell’organizzazione degli spazi (anche tra fratelli!!).

Ecco dei consigli, buone pratiche pedagogiche, risorse in un elenco di 10 punti da tenere a mente quando ci annoiamo a giocare con i nostri bambini.
Alcuni di questi punti servono per quelle volte in cui abbiamo bisogno di “affrancarci” dal gioco stesso, perché siamo stanchi o proprio non possiamo (vedi soprattutto i punti 2-3-5-8-10), altri un modo per rendere l’atto del giocare con loro, pedagogicamente importantissimo, più fluido e semplice e meno noioso (in particolare i punti 3-4-6-7).
1 – Cambia prospettiva
Non adulti spesso vediamo il gioco non nella sua intera e completa importanza.
Vediamo e viviamo il gioco come un parcheggio temporale dei nostri bambini, dunque, per noi, come un dovere quando ci sono esigenze o richieste di giocare con loro.
In realtà il gioco è la vita stessa dei nostri bambini. Il gioco è per i bambini
- un modo per imparare
- un modo per gestire spazio e tempo
- un modo per esprimere stati d’animo
- il loro lavoro.
Attraverso il gioco i bambini comunicano di più e meglio, attraverso il loro linguaggio. Dunque, il nostro intervento nel gioco è un modo per entrare in connessione con loro!
Osservandoli giocare e interagendo con loro nel gioco, possiamo capire meglio cosa li preoccupa o, al contrario, cosa li rende felici e in questo momento è importante per loro.
Comunicare con loro nel flusso del gioco è per certi aspetti il modo migliore per conoscerli e per far sì che si aprano con noi.
Quindi, quando bevi il tè con l’orso Bubu, ricorda che stai in realtà entrano in un mondo parallelo e unico con il tuo bambino.

2 – Segui i tuoi interessi
Partecipare al gioco non vuol dire sempre e per forza fare quello che i bambini ci chiedono: nel gioco siamo utili quando siamo partecipi e partecipare vuol dire anche proporre.
Beh, a volte possiamo proporre e portare il gioco a quello che piace di più a noi, per cui se oggi proprio il tè con l’orso Bubu non ci va, ecco che possiamo proporre qualcosa di creativo che vada bene anche a noi.
Se ami dipingere, proponi un gioco in cui il tuo ruolo possa essere legato al disegno e alla pittura (giochiamo a fare i pittori!)
Se hai voglia di leggere una rivista, potreste fingere di essere a scuola e tu devi fare i tuoi compiti con la tua copia di Vanity Fair .
Se proprio dovete prendere il tè con l’orso Bubu, il tuo tè potrebbe essere un bicchiere di Martini (a mali estremi…).
3 – Usa la creatività (e l’astuzia)
Le mie bambine giocano per ora a mamma e figlia… e mi chiedono di fare la “nonna Elena”. E questa nonna Elena, nel loro gioco ideale, deve tenere il bambolotto, cucinare, fare a maglia.
A volte io chiedo se invece che fare la nonna possa fare il papà, così nel frattempo posso fare ordine in casa e fare cose che in genere fa anche il (loro) papà, e portare a termine cose in sospeso dentro casa.
Se proprio mi chiedono di fare la nonna… a volte propongo di fare la nonna malata, e quindi devo stare sul divano.
E poi a volte la nonna ha la campanella per cui ogni volta che la suono, dovete portarmi qualcosa… e il gioco qui, per me, diventa persino divertente! (Elena 1- orso Bubu 0).
4 – Fai esperimenti

A volte i bambini ci coinvolgono non perché serve una nonna nel loro gioco destrutturato o gioco di ruoli ma perché vogliono giocare con noi, stare con noi, vederci partecipi e connessi.
Noi, in questa dinamica, abbiamo un ruolo e un “potere di trattativa”, e possiamo persino essere utili per insegnare ai nostri bambini nuovi giochi, che si avvicinano ai nostri interessi e alle nostre routine.
Questo può essere un modo per avvicinarci al loro, ma permettendo a loro di avvicinarsi al nostro mondo e non vice versa.
Ad esempio, sei appassionata di yoga?
Il “gioco” potrebbe essere fare yoga con la mamma (magari al di fuori delle tue ore di yoga e meditazione in cui hai bisogno di reale silenzio e allenamento).
Potresti persino iniziare i tuoi figli alla meditazione, se questo è il tuo “gioco preferito”.
Pensa a quale è il tuo gioco preferito, nella vita (se è un gioco legale) e, quando ti chiedono di giocare insieme, prova a proporlo, ovviamente rendendolo alla loro portata.
5 – incita al GIOCO AUTONOMO
Torniamo a come salvarci nei momenti in cui, legittimamente, proprio non vogliamo o non possiamo giocare con i nostri bambini.
Ricorda che il gioco autonomo è una risorsa incredibile e se impariamo ad incitarlo, oltre a fare un enorme regalo alla loro crescita, alla loro capacità di astrazione e concentrazione in autonomia… facciamo un regalino anche al nostro tempo libero.
6 – Meglio 5 minuti presenti che 3 ore con il cellulare

Se ti annoia a giocare con i bambini, puoi cercare di far durare la tua presenza nel gioco meno di tutto il pomeriggio, anche pochi minuti, l’importante è che in quei minuti siate “connessi”, altrimenti c’è il rischio che la nostra disattenzione indispettisca o crei nel bambino quel disagio che si trasforma in apparente capriccio, ma che è in realtà una palese necessità di attenzione.
Meglio 5 minuti connessi a loro, che tre ore in cui fingiamo di esserci ma siamo al cellulare.
7 – La noia è fonte di crescita
Se la richiesta di gioco con i nostri bambini è legata al fatto che si annoiano, ricorda che la noia serve, anche a loro.
Se proprio non possiamo giocare con loro, lasciamo che per un po’ si annoino.
Approfondisci i motivi per cui anche la noia è uno strumento educativo e di questi tempi un “privilegio” di cui godono sempre meno bimbi.
8 – Unisci l’utile al dilettevole
Lega il gioco alla vita quotidiana e alle azioni che in essa compi.
Montessori docet: per un bambino sistemare il giardino, rifare il letto, mettere in ordine, ovviamente nel limite delle sue capacità motorie e congitive, può essere parte delle sua attività, azioni percepibili anche come gioco (perché, come detto in apertura, il gioco è la loro stessa vita).
Dunque, coinvolgerli a riempire la lavatrice, tagliare la verdura (con coltello montessoriano), mettere i giochi negli appositi spazi, portare alla mamma o al papà, uno per uno, i panni da stendere, di certo non renderà le nostre faccende più veloci ma ci permetterà di creare un’attività che per loro sarà “gioco con noi”, per noi sarà almeno una minore interruzione alle cose da fare.
E’ inutile che spighi quanto queste azioni rendano il bambino autonomo e sicuro, vero?
9 – Rendi il gioco educativo
Anche una passeggiata al parco può diventare un gioco, laddove chiediamo, ad esempio, ai nostri bambini, di raccogliere le foglie rosse e metterle in un sacchetto e le gialle in un altro sacchetto.
E poi possiamo chiedere di contare le foglie rosse e gialle e vedere quale colore vince. E poi possiamo dire di cercare quelle ancora verdi…
Questo può avvenire con le conchiglie, con i sassolini (a seconda delle età e del pericolo che li mettano in bocca, ovviamente) e con tutto il resto.
Ricordo di nuovo: qualunque cosa per un bambino può diventare un gioco, perché il gioco è la vita di un bambino.
10 – comunica i tuoi bisogni
Non sempre abbiamo la possibilità di giocare con loro o la voglia di farlo.
Come sai la disciplina dolce vuole che le emozioni e le necessità siano espresse, anche per i genitori.
Tuttavia, un diniego seccato e annoiato (“Ma uffa, basta, oggi la mamma non può giocare con te, ma noi sai fare qualcosa anche da sola?Non vedi che sto lavorando?”) può diventare un’espressione del tuo bisogno non sminuente del suo, il risultato è migliore.
“Giocare con te è bellissimo, ma ora davvero non posso, lo so che ti dispiace, lo capisco, ma oggi proprio non posso”.
Può segure la proposta di un’alternativa e motivazione di un gioco destrutturato e autonomo, come
“Facciamo così, adesso raccogli le foglie gialle/disegni i tuoi compagni di scuola/colori un bel foglio e poi me lo fai vedere, va bene?”.
Hai mai messo in pratica alcuni di questi metodi per gestire i tuoi tempi e modi di gioco con i tuoi bambini?
E ti annoi a giocare con loro?
(Grazie alla preziosa consulenza dell’Orso Bubu 😉 )