Come pedagogista, amo parlare del “fattore wow”, l’effetto sorpresa, la fantasia applicata alle problematiche di tutti i giorni con i bambini, per
- far rispettare delle regole, quando proprio non ne vogliono sapere
- incentivare il gioco autonomo e destrutturato
- far superare quelle fasi comunemente ed erroneamente definite “capricci“
- aumentare i tempi di attenzione anche dei bambini più piccoli
- incentivare la loro propensione naturale alla scoperta,
- divertirci (perché no, essere genitori non vuol dire certo solo abnegazione, paura e sacrificio, ma può e deve essere tanto tanto divertente)
Facciamo allora un viaggio nel “fattore wow”, partendo anche dalle sue basi pedagogiche.
Se vuoi puoi ascoltare i contenuti di questo articolo nella puntata 37 del mio podcast
Nei miei lavori e testi pedagogici ho lavorato molto su quello che chiamo “Fattore WOW”, cioè su quegli elementi che destano attenzione, interesse, curiosità nei bambini, alimentando la loro sana naturale pulsione alla scoperta e all’esplorazione.
La mia tesi e i miei approfondimenti in materia partivano dall’osservazione del Reggio Emilia Approach e dalle teorie interessantissime di Loris Malaguzzi, pedagogista e insegnante, secondo cui la scuola materna e il nido devono essere dei cantieri aperti nei quali il processo di apprendimento deve essere ricerca e scoperta libera, seppur ben guidata e supportata.
In questa filosofia della pedagogia dell’apprendimento, si colloca lo spazio dell’apprendimento, chiamato “atelier”; questo è un luogo in cui un insieme di materiali, luci, percorsi vengono posizionati per incentivare il bambino alla conoscenza, attraverso l’esperienza diretta.
Tutto ciò entra in netto contrasto con i metodi tradizionali, che vedono i bambini come attori passivi dell’apprendimento e della scoperta (l’adulto ti dice cosa fare adesso, cosa mangiare, che gioco fare, quando stare seduto e quando in piedi).
Attenzione! Il metodo Malaguzzi e anche i consigli che ti sto per dare su come attuare tutto questo nella tua vita di genitore non implicano l’assenza di regole e routine, delle quali invece il tuo bambino ha tanto bisogno.
Men che mai si chiede di lasciare soli i bambini in spazi in cui possono fare quel che vogliono e chi si è visto si è visto.
La partecipazione dell’adulto nella scoperta è fondamentale, l’adulto si pone come guida, punto di riferimento ma, soprattutto, ideatore di stimoli sempre nuovi.
Ed è qui che il mio Fattore WOW può entrare anche nelle tue abitudini di genitore.
Incentivare il gioco autonomo con il fattore sorpresa
Immagina una situazione in cui il tuo bambino è annoiato, vuole giocare con te, non sa cosa fare ed è nervoso per questo.
Tu vorresti incentivare il suo gioco autonomo.
Invece di portarlo davanti ai giochi e invitare a sceglierne uno o prendere tu stesso il gioco e darglielo, potresti, ad esempio
- coprire i giochi con un telo; di fronte al mistero di che cosa ci possa essere lì sotto alcuni bambini sbirceranno, altri si nasconderanno per avvicinarsi pian piano, altri toglieranno subito il telo e lo faranno diventare parte del gioco;
- Scegliere dei giochi e metterli in uno scatolone, posizionarlo in uno spazio diverso dalla stanza dei giochi, e invitare ad aprirlo. Anche se ci saranno i suoi giochi, metterli fuori contesto, a sorpresa, magari mischiando giochi molto diversi tra loro, darà un senso di scoperta e, appunto fattore sorpresa;
- Nella scatola/scatolone, potrebbero anche non esserci dei giochi bensì un insieme di oggetti di diversa consistenza: una bottiglia di plastica, delle foglie, sacchetti di semi diversi, pennarelli, piume…
Ovviamente, non basta posizionare teli, scatole, scatoloni e sacchi: anche la nostra voce e il nostro tono deve supportare la scoperta e la sorpresa.
Non andremo certo a dire “apri la scatola e gioca”, che è come dire “tieni, disegna”. L’invito all’azione e alla scoperta deve essere condito di magia, di storie, di mistero…
In questo modo, noi saremo il narratore che dà avvio ad una storia di cui lui è protagonista, e dove andremo a ridare supporto narrativo solo quando sarà lui/lei a chiedercelo di nuovo.
Usare l’effetto Wow per far applicare una regola o una routine
A volte, un effetto sorpresa e una narrazione magica della realtà ci può aiutare ad alleggerire una regola, quando proprio non ne vogliono sapere di seguirla.
Ad esempio, lo spazzolino può diventare una bacchetta magica per far sparire i batteri dai denti (non stiamo mentendo, stiamo solo aggiungendo magia ad una regola noiosa prima di andare a letto);
Lo sciroppo per la tosse può diventare una pozione magica per mandar via il virus cattivo del mal di gola, e magari la coperta potrebbe diventare il mantello dell’invisibilità.
L’aerosol potrebbe diventare una mascherina da pilota, per fare un volo sull’elicottero…
Il fattore WOW deve esserlo anche per noi… altrimenti non funziona
Tutto ciò non implica l’onere, per noi genitori, di diventare dei raccontastorie, in dovere di inventare una magia e una situazione fantastica per ogni singola cosa. L’effetto WOW è tale solo se non è la base della nostra comunicazione con i nostri bambini, altrimenti non è più sorpresa, bensì norma.
Diciamo che usare elementi fantastici, creare uno scenario nuovo intorno ad un telo, una scatola, un aerosol, deve essere uno strumento in più che abbiamo per aiutarci nelle fasi difficili della nostra vita di genitori;
Il fattore WOW deve, insomma, essere parte di quelle preziose ma circoscritte parentesi in cui anche noi torniamo a pensare con l’immaginario infinito di un bambino, ma con la capacità di costruire scenari tipici dell’età adulta.