Quando nasce un figlio i dubbi e i desideri sono infiniti.
Cerchiamo di conoscere e assimilare più informazioni possibili.
Nonostante la mia laurea in Scienze dell’educazione l’approccio pedagogico steineriano (o Waldorf) non lo conoscevo, ma sapevo, e so, nitidamente cosa volevo e cosa voglio per mia figlia.
Prima di ogni cosa, ovviamente voglio che sia felice.
Sono fermamente convinta che la felicità la possa avere percependosi libera. Ed è nella filosofia Waldorf che ho trovato ampiamente risposta. Vivere tra la gli animali, il profumo della terra, e piccoli accorgimenti di tipo pedagogico (che potremo approfondire nei prossimi articoli).
Ci tengo però a dire che fossilizzarsi su un approccio penso sia deleterio nell’educazione di un figlio. Bisogna riuscire ad osservare, avere uno sguardo ampio e multiplo; è per questo che alcune cose di questa visione educativa non la sposo in pieno.
Preferisco un approccio ‘eclettico’, come lo chiamo io, che calzi perfettamente su mia figlia/i miei studenti, dati da uno sguardo di meraviglia per l’unicità di ogni bambino.
Accenni teorici al metodo…
Nonostante l’approccio pedagogico steineriano (o Waldorf) sia presente in Italia dal 1949, questo non è particolarmente conosciuto in un’Italia (e un mondo) dove l’impatto di Maria Montessori è stato forte, chiaro ed illuminante.
Ecco però che il mio compito qui è di raccontarvi e rendere meno sconosciuto questo approccio, che sembra una magia.
Sicuramente avete già cercato in Internet e avete trovato immagini fatate, luoghi verdi, colori accattivanti.
Un mondo incantato.
Ma cosa si nasconde davvero dietro questa magia?
Nella pedagogia Waldorf c’è un enorme rispetto del bambino in quanto tale. Lo scopo è quello d’aiutarlo nello sviluppare e tirar fuori il/i proprio/i talento/i. Tutta la prima parte d’infanzia viene vissuta in modo tale da sostenere creatività e desiderio d’imparare, e saranno questi due motori a fungere poi da base per l’apprendimento futuro.
L’idea al cuore di tutta questa metodologia è quella di crescere persone libere da condizionamenti, persone nella quale sentimento, volontà, cultura e pensiero coesistano in armonia.
Caratteristica fondamentale infatti di questo approccio è l’assenza di un’aspettativa tangente e materialistica sul bambino. Non si educa il bambino affinché diventi un buon lavoratore, accademico, ecc.. ma soffermandosi sull’unicità dell’individuo bambino che abbiamo davanti. Questo è reso possibile educando la triade di cui è composto il bambino.
- Pensiero: stimolando l’intelletto.
- Sentimento: attraverso attività artistiche e creative.
- Volontà: tramite i laboratori di creazione e artigianato che hanno ampio spazio nelle scuole Waldorf.
Per rendere possibile tutto questo vi elenco le basi di questo approccio, che poi andremo ad approfondire con i prossimi articoli.
- L’antroposofia.
Ci si concentra sull’evoluzione del bambino, rispettandolo. Una cosa molto interessante di questo approccio è che le età di sviluppo sono suddivise in settenni (0-7 anni, 7-14 anni, 14-21 anni). Ad esempio nelle scuole steineriane non si insegna a leggere e scrivere prima dei 7 anni perché il bimbo si trova ancora in una fase di fantasia e astrazione che va sostenuta. - L’arte e l’artigianato hanno un ruolo fondamentale.
Alle esperienze manuali viene data pari importanza di quelle cognitive che sono una presenza costante nelle scuole Waldorf. Un esempio è il fatto che a scuola si insegna il lavoro a maglia, questo perché la coordinazione ovulo-manuale che si sviluppa e allena in quest’attività pone solide basi per la futura letto-scrittura. E tutto questo avviene passando attraverso la creatività e la creazione e senza le classiche schede sul pre-grafismo. - Natura e outdoor.
I bambini vengono da sempre posti in contatto con la natura, insegnandogli a rispettare l’ambiente e trasmettendo la conoscenza sulla provenienza del cibo e l’agricoltura biodinamica (ben diversa da quella biologica, menzionata da alcuni. Infatti l’agricoltura biodinamica tiene in considerazione l’influenza degli astri). - Giocattoli Waldorf.
Qui vorrei sfatare un mito. Troppo spesso sento dire che i giocattoli sono per forza in legno e che costano molto. I giochi prediletti sono in realtà destrutturati e dalla forma non definita. Pezzi di legno grezzo, tessuti per travestirsi/creare scenari/creare una tana ecc.. tutto ciò che sostiene la fantasia e non fornisce una rappresentazione definita della realtà (per intenderci un bastone può diventare spada, lancia, aspirapolvere. Il freno è la fantasia).
È possibile questo approccio nella società moderna?
In Italia finalmente qualcosa di sta muovendo, nel mondo queste realtà già esistono.
Sono fermamente convinta che con le adeguate rivisitazioni, questo stile di vita e di apprendimento, avrebbe più ampio respiro e maggior successo.
Le teorie di Rudolf Steiner sono ferme a più di cento anni fa, ed è negli ultimi 20 anni che la generazione si sta evolvendo ad una velocità incredibile.
Non è (secondo il mio modesto parere) pensabile che certi approcci siano i medesimi a più di cento anni di distanza. In casa, noi (io e mio marito) abbiamo deciso di prendere come basi questa modalità educativa, ma rimanendo sempre in ascolto dell’unicità di nostra figlia, osservando le sue inclinazioni e le sue propensioni.
Veronica