Ho sentito dire spesso che il metodo Montessori sia un approccio al bambino distante e privo di contatto fisico.
Questo succede perché Maria Montessori pone spesso l’attenzione sui bisogni spirituali del bambino.
Ella dice che una maestra non deve dare carezze e baci se il bambino non li richiede, personalmente ritengo che questo sia un pensiero molto rispettoso.
Una premessa storica doverosa
Quando Maria Montessori vive e costruisce il suo metodo i bambini crescono all’esterno del contesto sociale.
Il neonato passa le sue giornate recluso in culle voluminose, che creano un filtro tra lui ed il mondo.
Si trova rinchiuso nella sua stanza, spesso con una balia o una tata e non ha contatto con la società.
È sicuramente un contesto di bassissimo contatto e basso interesse verso la sfera emotiva.
In quegli anni l’allattamento ed il parto sono da poco entrati nella sfera di controllo ed interesse medico.
Il pensiero comune é, quindi, che la medicalizzazione di questi fenomeni sia la scelta migliore.
Maria Montessori ha una formazione medica e ritiene la scienza importante, si schiera spesso dalla parte della medicalizzazione.
La dottoressa, però, ha modo di conoscere culture differenti, con i suoi frequenti viaggi e per la sua curiosità scientifica.
Riguardo all’allattamento
La dottoressa scrive nel suo libro “L’autoeducazione” trattando di allattamento.
Ella si scaglia duramente contro la pratica del baliatico.
Descrive l’allattamento da parte della propria madre come un diritto del bambino, e condanna il baliatico come sottrazione di un diritto fondamentale ad un altro neonato.
La grande missione di Maria Montessori è quella di diffondere un tipo di educazione speciale: l’educazione alla pace.
Sull’allattamento a lungo termine Montessori scrive, invece, con una visione più simile a quella del tempo in cui è immersa.
Vede l’allattamento come un bisogno della madre ma non lo fa in modo totalmente negativo.
La dottoressa ne scrive dicendo che le madri dei paesi che ha visitato utilizzano l’allattamento come aiuto per tenere il bambino in collegamento con l’ambiente sociale.
Babywearing come contatto positivo con il mondo sociale
Nel libro “La mente del bambino”, la dottoressa Montessori parla della pratica del babywearing e di allattamento a lungo termine.
La cosa che mi affascina di più delle osservazioni di Maria Montessori è come colga l’importanza delle pratiche dell’alto contatto prima che sia dimostrata dalla scienza.
Ne parla con grande interesse medico, con l’occhio della donna del suo tempo ma anche con le capacità osservative della scienziata.
Maria Montessori vede il babywearing come una pratica molto utile alla crescita e allo sviluppo del bambino.
Tramite il babywearing, secondo la Dottoressa Montessori, il bambino viene immerso nella socialità del linguaggio.
Con questa immersione il bambino trova risposte ai suoi bisogni fondamentali.
Vedere e sentire altri umani parlare e comunicare tra loro, stimola la creazione delle sinapsi necessarie allo sviluppo di competenze solide, questo è stato dimostrato anche dalle recenti scoperte delle neuroscienze.
Lei scrive addirittura: “si osserva pure, che il piccolo portato con sé dalla madre, non piange mai a meno che non sia ammalato o ferito, s’addormenta qualche volta, ma non conosce il pianto.”
Secondo Montessori, il “problema del pianto che affligge il bambino occidentale” è causato da deprivazione di stimoli, cosa che il babywearing cura.
Insomma, Maria Montessori, come donna di scienza e di pace vedeva il potenziale di un’educazione istintiva, perché non farlo anche noi, alla luce di tutti gli studi fatti nel tempo!
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