Contrazioni, travaglio, parto.
Ecco che se le nominiamo immediatamente pensiamo alla nascita.
Onde.
Qualcuno le chiama “onde”, perché ormai si sa le parole hanno un impatto forte su di noi, sul nostro cervello, sulle immagini che costruiamo, su come immaginiamo le cose.
Il termine “contrazione” dunque, può rimandare ad un’idea di durezza, tensione, fatica ben poco funzionale all’evento nascita.
“Onde“: mica male, no? Alternenza, vanno e vengono..
Ad ogni modo, quello che vorrei fare oggi è dirvi due piccole cosine, che possano farvi capire quanto il corpo sia competente e quanto, con il giusto supporto e nel giusto luogo, anche un’esperienza impegnativa come quella della nascita possa diventare un’opportunità positiva.
Perché? Come si fa?
1. Perché il corpo più spesso di come crediamo sa benissimo cosa deve fare!
2. Il “come si fa” ognuno può scoprirlo e costruirlo.
Partiamo quindi dall’inizio.
Cosa sono le contrazioni?
Sono un evento del corpo, un fenomeno fisiologico con cui si attiva la muscolatura uterina che, in modo alternato, si accorcia, stringe, “indurisce” e poi si rilassa.
Contrariamente a ciò che si pensa non solo in travaglio si vive una dinamica contrattile.
Ebbene sì, non solo lì, badate bene!
Si hanno contrazioni uterine:
– durante la mestruazione quando l’utero cerca di espellere l’endometrio
– dopo il parto quando sempre l’utero deve fare emostasi ed evitare un’abbondante perdita di sangue
– durante l’orgasmo quando l’utero, la vagina e il perineo si contraggono ritmicamente accompagnati dal rilascio di ossitocina ed endorfine
Ma non è tutto: se ci focalizziamo sull’evento nascita è sicuramente vero che l’utero si contrae in travaglio, ma è importantissimo sapere che la dinamica contrattile non compare per la prima volta in quel momento.
Quando compaiono allora le prime contrazioni?
Mooolto prima del parto!
Sì, sì! Seppur non dolorose, irregolari, più o meno sporadiche e a volte addirittura non del tutto percepibili la dinamica contrattile inizia già nel terzo trimestre.
E come mai?
Perché l’utero si allena!
Come dico sempre ai corsi di accompagnamento alla nascita il maratoneta non corre per la prima volta il giorno della maratona, segue nei mesi (se non anni) prcedenti un preciso piano di allenamento che gli servirà proprio per essere pronto il giorno dei 42km.
Ma tornando alle nostre care contrazioni, quelle del terzo trimestre qualcuno le chiama contrazioni di Braxton Hicks, qualcuno non le chiama in nessun modo.
In ogni caso ricordiamocelo: la contrattilità uterina che inizia dopo le 28-30 settimane di gravidanza (se non dolorosa e non accompagnata da perdite o altri segni clinici particolari) sono un grandioso segno di salute.
E poi? Che accade?
E poi accade che “l’allenamento” va avanti, prosegue.
Man mano che le settimane di gestazione passano le contrazioni si fanno sempre più presenti, percepibili finché ad un certo punto non insorge il travaglio vero e proprio.
In molti casi il travaglio parte con calma ed è preceduto dai prodromi.
I prodromi sono una fase che non c’è per tutte le donne e che è di durata assolutamente variabile.
Ma non solo, i prodromi quando presenti, sono caratterizzati da contrazioni irregolari, tendenzialmente intervallate da una pausa di circa 10-15 minuti. La durata, l’intensità e la frequenza è talvolta diversa da contrazione a contrazione.
Molto variabile è anche la percezione del fastidio o del dolore: per alcune donne le contrazioni dei prodromi sono fastidiose, simili a dolori mestruali mentre per altre sono già chiaramente dolorose.
Diversamente da quanto si pensa i prodromi sono una fase importantissima del travaglio, utile tanto alla mamma quanto al piccolo.
Ma quindi questo travaglio?
Arriva, arriva!
Dopo i prodromi, che possono appunto esserci come no, durare tanto o durare poco, ecco che insorge il travaglio attivo.
Il travaglio attivo è quella parte dell’evento nascita in cui le contrazioni sono percepite come dolorose: la loro frequenza è decisamente più ravvicinata, l’intervallo tra una e l’altra si aggira attorno ai 3-5 minuti e la loro intensità e durata è circa regolare.
Il travaglio attivo è un momento in cui la contrazione svolge un grandioso lavoro, ossia quello di aprire il canale del parto per consentire al piccolo di trovare la strada verso il mondo.
E’ normale in questa fase che la donna sia stanca, viva come momenti di trance tra una contrazione e l’altra, abbia necessità di supporto fisico, psicologico ed emotivo poiché le contrazioni seppur naturali e fisiologiche possono avere bisogno di cura e sostegno per essere gestite.
Che risorse si hanno per la gestione delle contrazioni?
E’ un tema grandissimo, a cui bisogna dedicare uno spazio adeguato.
Tuttavia, cercando di essere sintetica..
In gravidanza è importante rimanere nel proprio ritmo corporeo ed emotivo, cosicché non si crei eccessivo stress che può portare a contrazioni non fisiologiche.
Nei prodromi e in travaglio invece le strategie possono essere numerosissime.
In primis è fondamentale avere vicino persone di supporto, scelte e fidate.
In secondo luogo è necessario essere in un posto scelto, conosciuto, in cui vivere intimamente e sentendosi a proprio agio la dinamica che si delinea.
Le strategie pratiche sono tante: uso dell’acqua, doccia o vasca, impacchi caldi o freddi, posizioni libere, movimento del corpo, massaggio, digitopressione, aromaterapia, rebozo, tens, agopuntura e chi più ne ha più ne metta!
Ogni donna può pensare già in gravidanza a ciò che più le risuona e poi sperimentare in travaglio provando come va in quel momento! Possibilmente nella totale libertà di scelta e nel supporto amorevole del contesto che ha attorno.
E ricordiamoci: le contrazioni della nascita (che tanto, sono quelle che più ci preoccupano!) non sono un nemico da sconfiggere.
Sono un processo del corpo, un suo evento, un suo fenomeno fisiologico.
Ognuna può attribuirgli il suo significato.
Possiamo vederle come il ponte che ci separa dal nostro bambino, come l’ultima tappa di un percorso intenso e importante, come un processo di apertura e accoglienza.
E’ il nostro corpo che lo fa. E in quanto tale le contrazioni possono essere vissute, gestite, armonizzate, accompagnate.
Dunque: fiducia!
Abituiamoci a rimanere in ascolto e a fidarci delle nostre competenze di donne.
Possiamo tutto!