I bambini che litigano spesso, con gli amichetti o tra fratellini e sorelline, mettono in crisi i genitori, sia per la pazienza che per i sensi di colpa e inadeguatezza nel “gestire la crisi”. Ma va sempre gestita, questa crisi?
Negli anni come pedagostista e nelle tante consulenze con genitori di bimbi fino a quattro anni, ci sono tre categorie di reazioni nei genitori di fronte ai frequenti litigi dei bambini, con le dovute variabili e sfumature:
Categoria A – non intervengo finché non vedo sangue
Genitori esasperati e un po’ rassegnati dai figli che hanno una lite ogni venti minuti per la più piccola sciocchezza, che sposano la teoria del “finché non si fanno male o non rischiano palesemente di farsene, finché non sento degenerazioni, non intervengo”.
Categoria B – Genitore pronto intervento
Manco fossero la NATO, non appena sentono un accenno di voce che si alza, mollano tutto e corrono a fermare la lite.
Dal momento che il pronto intervento è per sua natura veloce, fungono da giudici super partes spartendo le colpe e le ragioni.
Categoria C – Genitori Cassazione
Spesso è una variabile delle due categorie precedenti: o il genitore esasperato che interviene o il genitore ansioso che teme che i litigi siano forieri di poco amore fraterno, intervengono portando soluzioni diplomatiche a loro avviso inoppugnabili, distribuiscono equamente torti e ragioni e si ritirano dal luogo delle ostilità felici della loro saggezza che “re Salomone, scansati”.
Sappiate che sono empaticamente vicina a tutte e tre le tipologie: non so voi, ma nel mio caso (come molti già sanno ho due gemelle), i litigi arrivano eccome e anche nei momenti meno opportuni ad esempio in auto mentre guido o al supermercato quando ci guardano tutti, e sentiamo il peso degli sguardi di chi, guarda caso, ha sempre la soluzione negli occhi e proprio noi non la vediamo.
L’esempio del supermercato è un primo spunto di riflessione per tutti noi: spesso i bambini che litigano ci mettono in ansia da prestazione.
C’è una crisi in corso e noi, da bravi genitori quali vorremmo essere, ci sentiamo in dovere di intervenire, per il loro bene… ma ammettiamolo, anche (soprattutto?) per il nostro bene, per la tranquillità degli adulti che ci stanno intorno e per non essere giudicati.
In realtà esiste una via che perfeziona di molto le azioni che fino ad ora abbiamo compiuto per sedare o gestire i litigi tra i bambini.
Puoi ascoltare i contenuti di questo articolo nella puntata 14 del mio podcast.
Il valore del litigio per i bambini
Noi vorremmo che i bambini, soprattutto se fratelli e sorelle, si amassero. Se litigano sempre, crediamo di lasciare fiorire piccoli asti destinati a crescere con loro.
Qui ti do la prima rassicurazione e invito e cambiare prospettiva:
per avere bambini che si vogliono bene e che vadano d’accordo… bisogna lasciar loro spazio per il litigio.
I bambini imparano a relazionarsi e a stabilire i confini di spazi e azioni anche attraverso i litigi. Soprattutto, ricordiamo sempre che per i bambini al di sotto dei quattro anni un litigio non è paragonabile a quello tra adulti. Adulti e bambini più grandi hanno un cervello sufficientemente maturo da capire cosa è un’azione fatta per dispetto, per dare fastidio e provocare attenzione, perfino per “cattiveria”. I bambini più piccoli non hanno ancora questi archetipi e sono spesso presi dalle emozioni che non sanno ancora gestire.
Per questo serve, dagli adulti, una guida e non un giudice.
Ma come essere bravi accompagnatori lo diciamo tra qualche riga.
Intanto voglio dirti..
Perché è importante che i bambini litighino
- Il litigio permette ai piccoli di conoscere i propri limiti e i limiti degli altri; lo dico sempre, i bambini sono piccoli scienziati, esplorano e studiano tutto, persino la reazione che segue ad un’azione. Se io vedo che togliendo il gioco dalle mani di un amichetto, lui mi dà un graffio, sto di fatto esplorando azione e reazione e piano piano saprò costruire un senso.
- Un bambino, anche attraverso il litigio, impara il valore e le dinamiche del gruppo e della socialità, impara che ciò che vale quando è solo, non vale nel gruppo. E per imparare lo deve sperimentare.
- Litigare permette di conoscere se stessi conoscendo nuove emozioni: cosa lo mortifica, cosa lo fa arrabbiare e cosa fa arrabbiare e piangere gli altri.
- Un litigio aiuta il bambino a diventare empatico: capisce che per gli altri le cose importanti che portano emozioni sono diverse dalle sue.
- Il bambino i cui litigi non sono stati interrotti e mediati dagli adulti, impara strategie di mediazione che affinerà man mano che il suo cervello sarà più maturo.
Ma rispondiamo quindi alla domanda delle domande:
Come gestire litigi tra i bambini?
Come gestire i loro conflitti in modo corretto?
Partiamo con cosa NON fare, e diamo una visione alternativa possibile alle azioni più comuni.
- Non intervenire immediatamente, appena li senti litigare, perché questo non permetto loro di imparare quanto sopra.
Soprattutto, non impareranno a “stare nel” litigio, che invece è parte delle relazioni. I bambini i cui genitori hanno velocemente sedato ogni controversia rischiano di vivere ogni conflitto come uno stress al quale porre subito fine.
Molto meglio intervenire (ora vediamo come) quando la situazione sta diventando palesemente stressante e frustrante anche per loro.
Ricorda che due bimbi che litigano alle 16.00, giocano insieme e ridono alle 16.15. - Quando interveniamo, meglio non fare gli arbitri e dire chi ha torto e chi ha ragione, perché lo faremmo in base al nostro ragionamento adulto, che loro non capiscono o, ancora più spesso, non condividono.
Molto meglio chiedere, grazie all’ascolto attivo, cosa è successo, cosa provano, se sanno dare un perché a quello che è successo.
Un adulto che interviene non deve distribuire ragioni, ma aprire un dialogo. - Non dare tu la soluzione, sprona loro a trovarla.
Come dicevamo, la soluzione degli adulti non è adatta e conforme al mondo dei piccoli. Dopo che ci siamo fatti spiegare cosa è successo e cosa provano, perché non chiedere “e adesso, secondo voi, cosa potete fare?”. I bambini sono drammaticamente creativi, impareremo da loro che è possibile trovare anche soluzioni creative, talvolta assurde ma funzionali ad un conflitto. - Non intervenire in anticipo per prevenire il litigio. Spesso interveniamo mossi da una nostra idea di giusto e sbagliato e tra queste c’è l’idea che il conflitto sia sbagliato a prescindere. Beh, non lo è. Possiamo dire che è sbagliato il modo che gli adulti hanno di gestirlo o di crearlo, ma tra i bambini il conflitto è una fase di esplorazione e interazione.
- NON CREIAMO CONFLITTI DOVE NON SERVE. Su questo ci sarebbe da creare un post e un podcast a parte, ma non oggi. Spesso siamo noi che, sulla base di nostre idee di giusto o sbagliato, creiamo conflitti. E vi dirò di più: il non affetto tra fratelli e sorelle da grandi è spesso causato da genitori che, in buona fede ma goffamente, hanno creato dei conflitti senza volerlo.
Faccio il mio esempio, perché ci sono cascata anche io:
Delle mie gemelle, Ginevra è quella che “cede di più”, per il quieto vivere (credevo io). Ma in realtà se Ginevra lascia a Letizia la mollettina blu non appena Leti gliela strappa dalle mani, non è perché è debole, al contrario, perché ha sviluppato un grado di empatia maggiore rispetto alla sorella (anche se gemelli, tutti i bambini hanno velocità evolutive diverse).
Un tempo vedevo Ginni come “troppo debole” e intervenivo, dicendo “ma no, non cedere sempre, tienilo il gioco se lo vuoi, a Leti poi ci penso io”.
Ma Ginevra non voleva che Leti piangesse.
Con il tempo alcune cose sono cambiate, anche Leti sta capendo meglio i sentimenti di Ginevra che è stata così “matura” da arginare anche il mio ruolo di mamma-amante-della-giustizia.
Se una dinamica va bene a loro, non serve che interveniamo noi a dare la direzione che è a nostro avviso più giusta.
E se i bambini si menano ogni volta che litigano?
Ovvio che l’aggressione va fermata, non vogliamo che nessuno si faccia male. Anche quando si alzano le mani il nostro ruolo non è però quello del giustiziere o il regolatore che arriva dall’alto, ma del mediatore.
Allora, possiamo dire:
Ci spostiamo a fare un gioco più tranquillo?
Facciamo giochi con la pasta di sale? (sfogano emozioni con le dita, i giochi di manipolazione servono molto a spostare l’energia fisica sugli oggetti morbidi).
Nell’episodio 15 del podcast affrontiamo l’argomento dell’aggressività dei bambini. Ascoltalo qui.
Chiudo consigliando anche un libro molto interessante:
“Litigare fa bene” di Daniele Novara.