Come aumentare l’autostima dei bambini? C’è qualcosa che possiamo fare per rendere i piccoli più fiduciosi delle loro potenzialità e ottimisti verso se stessi e il futuro? Sì, possiamo fare moltissimo…
L’autostima dei bambini è un processo di costruzione molto delicato e dipende poco e niente dall’indole e dalla genetica, tanto meno dall’esempio.
Se avere un genitore ordinato può comportare un atteggiamento per imitazione più ordinato anche nel bambino, per l’autostima vigono altre regole. Non basta avere un genitore ricco di autostima per impararla o ereditarla.
Non solo: l’autostima è una cosa che si interiorizza più velocemente e in modo più incisivo nell’infanzia, se ben nutrita da genitori ed educatori, rispetto a quanto la si possa recuperare o migliorare in età più matura.
Aiutare i nostri bambini a far crescere la loro autostima è importante perché sapere di poter contare su se stessi (non solo, ovviamente), di essere validi, meritevoli di amore a prescindere da tutto, aiuta nel percorso della vita, in tutti gli ambiti, da quello pratico a quello emotivo e relazionale.
Oddio, Elena, – direte – che ansia e che responsabilità!
Beh, sì, essere una guida per i piccoli è una grande responsabilità, ma a volte sono semplicissime frasi, e relativi atteggiamenti, che possono fare davvero tanto nel processo di costruzione di un “sé” sicuro e forte.
Frasi così semplici che… non le diciamo quasi mai (vuoi scommettere?).
Ecco 10 frasi che, se dette spesso, come parte della normale vita quotidiana, ad un bambino, possono cambiare per sempre e in meglio il suo percorso di vita, facendogli capire di avere valore, essere meritevole di amore.
1. Credo in te
2. Ce la farai / ce la puoi fare
Due frasi semplice che dette a fronte di una piccola sfida del quotidiano, possono dare un grande senso di appagamento e grande motivazione.
3. Capita anche a me
4. Possiamo parlarne
E se segue una piccola disfatta? Se invece il piccolo non riesce (a finire un puzzle, a mettere una forma nel posto giusto del gioco, a vincere ai giochi della palestra a scuola?). E se arriva un momento di pianto (anche drammatico) e sconforto?
Sminuire un sentimento di frustrazione perché siamo consapevoli, da adulti, che “sono altri i problemi della vita”, non è una buona idea.
Le emozioni, anche quelle che non capiamo, dovremmo legittimarle, perché sono lì per un motivo ed è giusto che vengano fuori.
Allora, a fronte di un momento di tristezza e delusione, dire “capita anche a me” aiuta il piccolo a sentirsi capito.
Anche “possiamo parlarne” è una frase che trasuda empatia.
Sapere che c’è qualcuno (di importante) che empatizza con te fa sentire meno soli. E chi sa di non essere solo, è più forte.
5. Ti penso
6. Ti aspetto
Soprattutto nei più piccoli, il distacco può essere (e spesso è) vissuto come un trauma. Che sia dovuto al dover andare al lavoro del genitore o all’andare all’asilo del piccolo, i bambini manifestano il loro disagio.
Noi ci sentiamo in colpa, loro si sentono soli.
Quindi, non ci sono soluzioni?
Per fortuna le parole, come sempre accade nella vita, ci vengono in aiuto.
Quando torni dal lavoro o da un viaggio, dire “Ti penso, ti ho pensato tanto, mi sei mancata tanto”, trasmette un senso di vicinanza nell’assenza fisica, restituisce l’importanza della sua presenza fisica nella tua vita.
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7. Mi piace quando…
Quante cose fanno i nostri bambini che ci rendono allegri, fieri, felici! Ma… lo diciamo loro?
Qui tocchiamo un tasto interessante e sensibile che ha a he fare molto anche con i rapporti tra adulti. Spesso cresciamo senza riuscire a dire quello che ci fa stare male ma neanche quello che ci fa stare bene.
Partiamo dai piccoli, così da insegnare loro a non irrigidire da adulti l’espressione delle emozioni positive e, soprattutto, per dare loro stima verso le proprie azioni.
Mi piace quando ridi così (dà importanza alla felicità che ti trasmette una semplice azione).
Mi piace quando fai questi disegni (dà valore al gioco e incoraggia passioni e talenti).
Mi piace quando mi parli delle cose che hai fatto oggi (incoraggia alla condivisione delle cose del quotidiano).
Quanti “mi piace quando…” puoi dire ancora, ogni giorno!
8. Grazie
Spesso ripetiamo “grazie” ai piccoli, come un mantra, quando ci mettono qualcosa in mano, allo scopo di insegnare loro a dire grazie a chi fa loro un dono e farli apparire ben educati.
Ottima idea!
Ma… il grazie ha un valore che va ben oltre questo.
Va detto anche quando un bambino ci racconta qualcosa, quando si siede vicino a noi per un abbraccio, quando ci abbraccia e vuole venire in braccio.
Anche l’emotività merita un grazie.
9. Scusa
La parola più difficile al mondo, in tutte le lingue: scusa.
A volte perdiamo la pazienza e diciamo o facciamo cose che non piacciono neanche a noi. Beh, se chiediamo scusa non perdiamo alcuna autorevolezza anzi, ratifichiamo quando la loro guida sa essere disposta ad ammettere un errore e voler riparare.
Se persino mamma, papà, la maestra chiedono scusa, non sarà dunque una vergogna o un sintomo di fallimento fare altrettanto.
10. Ti voglio bene
Quanto spesso diciamo ai nostri bambini “ti voglio bene”?
Anche un genitore che fa di tutto per i bambini può sottovalutare l’importanza della verbalizzazione di un concetto; diciamo “ti voglio bene” anche più di una volta al giorno, prima di andare a dormire e al risveglio.
Diciamolo anche quando vi fa arrabbiare, perché anche allora il bambino è meritevole di amore ed è bene che lo interiorizzi fin da piccolo.
In fondo si tratta, in molti casi, di parole e frasi che migliorerebbero la nostra stessa vita di adulti; anche in questo caso, la disciplina dolce è un approccio positivo e utile non solo verso l’infanzia.